Egitto: alta tensione per le anticipazioni sullo scioglimento dei Fratelli Musulmani
In Egitto ieri nuove manifestazioni del fronte islamico contro il governo militare
ad interim. La protesta è scoppiata in diverse città del Paese e ha provocato tre
vittime, tra cui una bambina, e diversi feriti. Scontri anche nella capitale, dove
migliaia di islamisti hanno ostacolato il traffico intorno alla piazza di Giza. Un
civile inoltre è deceduto ieri in seguito alle ferite riportate nell'attacco condotto
giovedì al Cairo contro il convoglio del ministro degli Interni e in cui erano rimaste
ferite 21 persone. Intanto sembra essere imminente lo scioglimento dei Fratelli Musulmani
ai quali verrebbe revocata la registrazione come Organizzazione non governativa.
Su questo, al microfono di Giancarlo La Vella, il commento di Maria Grazia
Enardu, docente di Storia delle Relazioni Internazionali all’Università di Firenze:
R. - Potrebbe
provocare un momento di collera della base del movimento, che, non solo ha avuto settimane
estremamente travagliate, ma in questo momento in pratica è senza leadership: i capi,
naturalmente anche il presidente deposto Morsi, di cui non si sa più nulla, sono quasi
tutti in galera. Questo rende il movimento senza guida e quindi più instabile, ma
anche meno motivato.
D. – Una decisione del genere come si sposa con il processo
democratico che il Paese dovrebbe fare, secondo l’auspicio di molti osservatori?
R.
– Certo nessun governo democratico, compreso quello dei militari, dovrebbe mettere
fuorilegge un movimento che ha fatto ampissima professione di democrazia. È anche
vero che quello tra militari e Fratelli Musulmani è un rapporto aspro, che va avanti
da 50 anni, ognuno sta un po’ ricadendo nelle vecchie abitudini ed è sicuro che sia
i militari, sia il movimento dei Fratelli dovranno cambiare atteggiamento. Avranno
entrambi bisogno di una nuova leadership, perché la leadership dei Fratelli di oggi,
in galera, o libera, ha fallito con le promesse, ha fallito il programma, ha deluso
tutti compresi i propri sostenitori. C’è bisogno, insomma, di una nuova guida.
D.
– L’Egitto ha a che fare non solo con le proteste di piazza, ma ora anche con gli
attentati. Quello recente al ministro dell’interno è stato condannato da larga parte
della società egiziana, anche da parte musulmana. Vuol dire che stanno operando altri
organismi all’interno dell’Egitto?
R. – L’Egitto è un Paese estremamente complicato
e l’attentato è stato condannato da un amplissimo fronte islamico, compresi i Fratelli.
Anche l’Egitto è terreno di manovre che provengono dall’esterno; quella dei gruppi
sauditi tanto per dirne una. Quindi, attribuire la paternità dell’attentato sarà estremamente
difficile e sarà sempre oggetto di grande discussione.