Veglia per la pace. Enzo Bianchi: iniziativa profetica e coraggiosa
Con lo sguardo alla Giornata di preghiera e digiuno, annunciata da Papa Francesco
per il 7 settembre, è iniziato al Monastero di Bose il XXI Convegno ecumenico internazionale
di spiritualità ortodossa, organizzato in collaborazione con le Chiese ortodosse,
quest’anno dal tema “Le età della vita spirituale”. All’appuntamento, che terminerà
proprio sabato 7, saranno presenti metropoliti, vescovi e monaci appartenenti alle
Chiese ortodosse, alla Riforma e alla Chiesa cattolica, nonché studiosi da tutto il
mondo. Tutti in comunione con Piazza San Pietro. Francesca Sabatinelli ha intervistato
il priore di Bose, Enzo Bianchi:
R. – E’ davvero
un’iniziativa profetica del Papa. Sta raccogliendo significativamente un riconoscimento
e un grazie da parte di tutti gli uomini appartenenti a tutte le religioni e anche
da quelli che non credono, ma che seguono la loro coscienza in modo da perseguire
una umanizzazione. Il Papa ha chiamato tutti a raccolta contro la guerra. Il magistero
del Papa si fa vedere in tutta la sua forza, come servo dell’umanità, ricordando all’umanità
qual è il cammino della vita, della felicità possibile per noi uomini: il cammino
dell’amore. Un gesto coraggioso quello del Papa, un gesto – secondo me – straordinario.
Un segno che si vedrà nella sua origine cristiana, di fede, perché Cristo è davvero
la pace tra tutti gli uomini e il Papa con questa iniziativa l’annuncia, senza per
questo chiedere agli altri di rinunciare alla loro strada, alla loro ricerca, ma in
uno sforzo comune per una vera e propria umanità che sappia riconoscere nella pace,
nel dialogo, nella fraternità, il suo cammino di vita.
D. – Il tema scelto
per l’incontro di Bose dimostra la necessità della vita spirituale in un oggi segnato
anche da gravi conflitti, come quello siriano. Dunque, qual è la forza della preghiera?
R.
– La preghiera ha una forza che potremmo dire “politica”. Per noi cristiani, la preghiera
è addirittura una componente della storia, così nella visione dell’Apocalisse. La
preghiera della Chiesa, la preghiera dei Santi, è quella che determina gli eventi
della storia e che, in qualche misura, li indirizza verso quel momento finale della
trasfigurazione di tutte le cose. Per noi cristiani, la preghiera non è semplicemente
un esercizio religioso: è fare un passo con Dio nelle situazioni di conflitto, di
discordia, di divisione. Non a caso, il grande nome che ha la preghiera cristiana
è "intercessione": intercedo, faccio un passo, mi metto là dove c’è il male, dove
c’è la sofferenza, e faccio salire il mio grido a Dio. Questa certamente è una invocazione
a Dio, ma è anche una chiamata alla responsabilità di tutti quelli che sono impegnati
nel conflitto, nella divisione, nella vicenda del male e della sofferenza.
D.
– Come si unirà, il 7 settembre, la Comunità di Bose a Papa Francesco?
R. –
Si unirà anzitutto con la giornata di digiuno, assolutamente. Poi, nella Liturgia
delle Ore abbiamo pensato di fare la Liturgia dei Vespri della pace, quindi una grande
invocazione. E poi, alla sera, ci sarà la veglia di preghiera in cui cattolici, ortodossi
e protestanti – com’è la nostra Comunità – tutti insieme con gli ospiti presenti ci
uniremo alla Veglia di Piazza San Pietro in un’ardente intercessione per la pace e
per l’umanità. Ci saranno ancora tanti partecipanti ortodossi al Convegno, monaci
e vescovi e alcuni vescovi protestanti: anche loro hanno già dato l’adesione e tutti
insieme ci uniremo con Piazza San Pietro e con il Papa.
D. – Torniamo all’incontro
che state vivendo a Bose e al suo titolo, “L’età della vita spirituale”: a dimostrazione
che ogni umano passaggio ha la sua spiritualità?
R. – La vita spirituale cristiana
è certamente quella che ci è consegnata dal Vangelo e dalla grande tradizione cristiana.
Ma è anche vero che per ogni età della vita dell’uomo, la spiritualità prende dei
tratti propri. Altra è la spiritualità nella giovinezza, con altri accenti viviamo
la maturità e, poi, pensiamo alla spiritualità della vecchiaia, in cui c’è soprattutto
presente la sapienza, l’esperienza, il dovere di essere testimone verso le nuove generazioni,
il dovere di passare un’eredità spirituale, che è quella della fede, ma anche quella
di tutta un’esperienza che si è fatta come vita nello spirito. Noi vogliamo riportare
il cristiano al tempo, in un momento in cui sembra che non ci sia più il passato,
che non c’è il futuro, che si rimuove la morte, che si rimuove la vecchiaia, che si
vive l’attimo fuggente, che si vive la dittatura delle emozioni… Ecco, occorre far
vedere che ogni età è un oggi di Dio che ci è offerto, in cui dobbiamo vivere il Vangelo.