2013-09-04 17:23:40

Francesco: "Si alzi forte in tutta la terra il grido della pace"


RealAudioMP3 Il Papa, all'udienza del mercoledì in San Pietro, ha rinnovato a tutta la Chiesa l'invito a vivere intensamente la giornata di sabato prossimo, di digiuno e preghiera per la pace in Siria, in Medio Oriente, e nel mondo intero. Solerte e capillare si sta mostrando l'adesione: dalle diocesi, dall'associazionismo, da singoli e famiglie, da comunità e anche da molti non credenti. "Spero che questa sarà un'occasione per un risveglio delle coscienze", dice ai nostri microfoni il gesuita P. Paolo Bizzeti, fondatore dell'A.M.O. (Amici del Medio Oriente), che ha guidato numerosi pellegrinaggi biblici in Siria, Terrasanta, Turchia, Egitto. "Una occasione per elevare un grido, che avrebbe dovuto elevarsi da tempo - precisa il religioso - perché la situazione in Siria è sotto gli occhi di tutti da tempo in un clima di grave imbarazzo a protestare contro un massacro che in quel Paese sta avvenendo, di proporzioni enormi. Serve una pausa di riflessione per domandarci come mai si è arrivati a questa situazione. Purtroppo noi siamo abituati a reagire soltanto quando le cose diventano drammatiche. Ci sono delle radici lontani alla condizione attuale, che ci vedono coinvolti in pieno come occidentali. Per esempio, la misura dell'embargo che è stata votata contro la Siria e altri paesi della realtà mediorientale non ha fatto altro che peggiorare la situazione in cui la popolazione si è venuta a trovare e ha rafforzato i regimi che là non brillano per democrazia. Cosa non abbiamo fatto per interrompere per tempo questa deriva? E non possiamo ora soltanto operare per il no alla guerra. Dobbiamo anche individuare le misure da prendere perché una pace sia possibile. Bisogna che le grandi potenze non tornino a fare la vecchia politica della contrapposizione, dello spartirsi le aree di influenza, altrimenti avremo un secondo Iraq, dove un intervento armato ha incoraggiato la guerra civile. Insomma, dobbiamo decidere - aggiunge il gesuita - se si vuole dare il primato al business e alla spartizione dei territori oppure aiutare questi popoli, che indubbiamente stanno vivendo un loro travaglio all'interno fatto anche di contraddizioni, ma che è un travaglio di crescita, di gente che cerca la propria via per gestire il potere. Che anche l'Europa si faccia un esame di coscienza, si collochi in una posizione più autonoma e capisca che non è nel bene di nessuno un intervento drastico di qualcuno contro qualcun altro". Conclude padre Bizzeti: "Ci troviamo di fronte ad una ipocrisia internazionale veramente ripetuta. L'accertamento che siano state usate armi chimiche serve come pretesto per intervenire o per dire 'non interveniamo', laddove invece il problema è a monte. Mi sembra che soprattutto la voce dei cristiani debba levarsi in senso profetico nel dire che la questione è di intervenire in modo tale che i civili che si trovano tra due o tre fuochi non siano quelli che pagano un prezzo altissimo e terribile".

Huda Fadoul, dal Monastero Deir Mar Musa, rifondato dal padre Dall'Oglio - di cui ancora non si hanno notizie - esprime il suo grazie a Papa Francesco: "Grazie dal cuore a Sua Santità da parte di tutti noi siriani perché questa iniziativa di preghiera ci da un segno dell'amore per noi. Ci fa sentire che davvero siamo un unico corpo di Gesù, quando un membro non sta bene, tutti i membri ne risentono. Ci fa sentire non abbandonati dal buon pastore che sempre ci pensa. Passiamo dei momenti difficili, ma con la preghiera possiamo attraversarli. Abbiamo una grande fiducia che il Signore ci ascolta. La preghiera per noi è l'unica strada per affrontare questa angoscia che sta dentro di noi e intorno a noi. Le cose possono essere cambiate. Grazie". (a cura di Antonella Palermo)







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