Papa Francesco: "Non uccidiamo, con la lingua, i nostri fratelli"
P. Vincenzo Sibilio SJ, Cappella Università degli studi La Sapienza, Roma E' molto interessante
l'accostamento effettuato da Papa Francesco, in questa omelia, tra il tema della pace
e della guerra e la sua applicazione concreta nella nostra vita semplice quotidiana,
nelle nostre comunità e famiglie, dove purtroppo si annida spesso questo male. La
maldicenza, la calunnia e il pettegolezzo, il dire male dell'altro - spiega il Papa
- equivalgono a "uccidere" il nostro fratello. Francesco ci mostra, ancora
una volta, la sua capacità di tradurre nel concreto i grandi principi del cristianesimo.
Non sono i gesti esterni quelli che denunziano e creano il male, ma è ciò che noi
portiamo nel cuore. Perché è dal cuore che provengono tutte le cattive intenzioni
che poi si traducono in cattive azioni. Spesso ci battiamo per la pace
nel mondo, ma poi viviamo la guerra nel nostro quotidiano. Ricordiamo che la calunnia
e la maldicenza bollano per sempre una persona nella sua dignità. "In questi
giorni stiamo parlando tanto della pace, vediamo le vittime delle armi. Ma bisogna
pensare anche alle nostre armi quotidiane: la lingua, le chiacchiere, lo spettegolare".
Lo ha ricordato Papa Francesco, lunedì 2 settembre, presso la Casa Santa Marta
in Vaticano, dove ha ripreso a celebrare la Messa mattutina dopo la pausa estiva.
"Quante volte - ha aggiunto il Papa - le nostre comunità, anche la nostra famiglia,
sono un inferno dove si gestisce questa criminalità di uccidere il fratello e la sorella
con la lingua!". (Intervista a cura di Fabio Colagrande)