Consiglio d'Europa: per la Chiesa la libertà religiosa è pilastro della democrazia
“Per la Chiesa cattolica, la libertà religiosa è uno dei pilastri dello Stato democratico,
la regola fondamentale di uno Stato di diritto. Radicata nella dignità di ogni uomo,
ha quindi un valore universale. Inoltre, essa si presenta come 'la sintesi e il vertice’
di tutti gli altri diritti fondamentali della persona umana”. Lo ha detto padre Laurent
Mazas, del Pontificio Consiglio della cultura nonché direttore esecutivo del Cortile
dei Gentili, intervenendo ilunedì scorso all’incontro promosso dal Consiglio d’Europa
che si è concluso ieri a Yerevan, in Armenia, sul tema “Libertà di religione nel mondo
di oggi: sfide e garanzie”. Promosso nell’ambito della presidenza armena del Comitato
dei ministri, l’incontro è stato aperto ieri dal ministro armeno degli Esteri e presidente
Cdm, Edward Nalbandian, insieme con sua Santità Karekin II, patriarca supremo e Catholicos
di tutti gli armeni. Anche la Santa Sede partecipa ai lavori con una delegazione guidata
appunto da padre Mazas alla quale partecipano anche mons. Aldo Giordano osservatore
permanente della Santa Sede presso il Consiglio d’Europa, e mons. Duarte da Cunha,
segretario generale del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa. “La promozione
e la difesa della libertà religiosa - ha proseguito il rappresentante della Santa
Sede - è una dimensione importante per l’agire dei cristiani nella società”. Per questo,
“la Chiesa cattolica non cessa di promuovere il riconoscimento di questo diritto fondamentale
dell’uomo”. Da qui l’impegno della Santa Sede “e in primo luogo il Papa” a richiamare
“tutti gli Stati a riconoscere il diritto fondamentale dell’uomo alla libertà religiosa,
a rispettate e, se necessario, a proteggere le minoranze religiose”. “Per la Chiesa
- incalza padre Mazas - la difesa della libertà religiosa per tutti è un elemento
sostanziale di una autentica democrazia, di una vera convivenza civile”. Ed aggiunge:
“La Chiesa ritiene che le religioni non devono aspettarsi dallo Stato democratico
nessun privilegio” ma “rivendica il diritto di avere una propria voce, per contribuire
al bene comune, e opporsi quando ritiene sia necessario, perché lo Stato non può mai
essere oggetto di venerazione né fonte di giustizia o di diritto”. Per questo è “legittimo”
aspirare come credenti a contribuire a rendere “coerenti” le politiche degli Stati
“alla dignità dell’uomo” e il Consiglio d’Europa è chiamato a “vegliare” e a promuovere
perché questo dialogo tra Stato e Chiesa sia possibile. (R.P.)