Senza legge di rappresentanza no alla Fiat in Italia. Dura replica dei sindacati
Senza nuove regole sulla rappresentanza sindacale, la Fiat non intende più investire
in Italia. E’ quanto fa sapere in una nota il Lingotto, al quale replicano Cgil Cisl
e Uil: abbiamo sempre rispettato gli accordi, Marchionne faccia lo stesso. Intanto
Confindustria e sindacati hanno sottoscritto un documento comune sulla crescita. Servizio
di Giampiero Guadagni:
Politiche fiscali
e industriali, revisione degli assetti istituzionali, efficienza della spesa pubblica:
sono i capitoli del documento sottoscritto oggi a Genova dai leader di Confindustria
e Cgil, Cisl e Uil. Su queste priorità - dirette a favorire occupazione e crescita
- Squinzi, Camusso, Bonanni e Angeletti, intervenuti ad un dibattito alla festa del
Pd, chiedono al Governo un impegno preciso fin dalla legge di Stabilità. Apprezzamento
dal premier Letta, per il quale il documento dimostra che in Italia si può discutere
di cose concrete e uscire dal caos permanente. Il sindacato intanto contesta l'odierna
presa di posizione della Fiat, che sollecita un intervento legislativo sulla rappresentanza
sindacale, definendolo ineludibile, una “condicio sine qua non per la continuità stessa
dell’impegno industriale di Fiat in Italia”. Un avvertimento forte, dopo il lungo
braccio di ferro con la Fiom Cgil, alla quale la Fiat ha peraltro comunicato che accetterà
la nomina dei suoi rappresentanti a seguito della sentenza della Corte Costituzionale.
Rientriamo in fabbrica dalla porta principale, esulta il leader Fiom Landini. Il problema
esiste, ma è un errore subordinarlo agli investimenti, affermano Fim Cisl e Uilm.