Ricerca sulla scuola in Italia: insegnanti scoraggiati ma non rassegnati
E’ la carenza di risorse assegnate alla scuola italiana il primo problema indicato
dagli insegnanti che hanno partecipato al sondaggio, realizzato dall’istituto di ricerca
‘Swg’ e commissionato da ‘Gilda’, il sindacato dei docenti. La fotografia scattata
dall’indagine “Le problematiche dell’insegnamento e percezione di alcune proposte
di riforma” è quella di un corpo docente, in Italia, scoraggiato ma non rassegnato.
Il servizio di Amedeo Lomonaco:
Dalla ricerca,
condotta su un campione rappresentativo di insegnanti intervistati telefonicamente
e on line, emerge che il problema ritenuto più rilevante è quello delle scarse risorse
assegnate alla scuola. Il prof. Giorgio Rembado, presidente dell'Associazione
nazionale presidi:
“Le risorse destinate al sistema dell’istruzione sono
sempre state molto risicate ed insufficienti. Questo è vero su tutti i fronti. E’
un dato storico nella nostra tradizione ‘politica’ che ha sempre guardato alla scuola
come ad una istituzione di serie zeta”.
Tra le criticità anche il limitato
prestigio sociale di cui gode la categoria dei docenti:
“È evidente che
nel momento in cui la professione dell’insegnante è sotto retribuita attira anche
meno; mentre ci sono alcuni Paesi in cui i migliori laureati sono quelli destinati
a svolgere la funzione di insegnante nelle scuole, da noi non voglio dire che succeda
il contrario però sicuramente quelli che hanno maggiori opportunità abbandonano il
campo dell’insegnamento. Si affidano ad altri settori meglio retribuiti e più riconosciuti”.
Gli
altri problemi indicati dai docenti sono il numero eccessivo di alunni per classe,
il blocco degli scatti di anzianità, l’età troppo elevata per la pensione, gli stipendi
troppo bassi e l’inadeguatezza delle strutture. Ai docenti interpellati è stato anche
chiesto un parere su diverse proposte. Il 56% degli intervistati dichiara, in particolare,
di condividere quella di separare le aree contrattuali tra docenti e non docenti:
“Se
si vuole fare degli insegnanti dei veri professionisti nell’insegnamento e nel settore
dell’istruzione, bisognerebbe tenere conto della loro particolare specificità. Come
per i medici per i quali si fa un contratto a se stante e non insieme ad altre professionalità
che operano all’interno del sistema della sanità. La ‘separatezza’ della negoziazione
per il rinnovo dei contratti fa sì che ci sia una maggiore attenzione alle specificità
del ruolo ed un minore livellamento, anche retributivo, tra docenti e personale non
docente”.
Sono in maggioranza contrari i pareri all’ipotesi di un aumento
delle ore di insegnamento. Ancora il prof. Giorgio Rembado:
“Questa è una
questione molto controversa: se la contrarietà è rispetto all’aumento delle ore di
insegnamento a parità di retribuzione, è più che comprensibile; se invece c’è un rifiuto
assoluto nei confronti di una crescita delle ore, anche con un riconoscimento retributivo
adeguato, è meno comprensibile”.
La proposta formulata recentemente dal
ministro dell'Istruzione, Maria Chiara Carrozza, di legare le progressioni di carriera
e di retribuzione anche a fattori riguardanti il merito, riducendo quindi la rilevanza
del parametro di anzianità, è infine accolta positivamente dal 54% degli insegnanti
intervistati.