2013-09-02 07:10:59

Nono anniversario della strage nella scuola di Beslan: quell’orrore segnò la fine di un tipo di terrorismo nella regione


Tra il primo e il 3 settembre 2004 si consumò nell’Ossezia del Nord il dramma della scuola di Beslan. Un gruppo di 32 ribelli fondamentalisti islamici e separatisti ceceni sequestrò circa 1200 persone fra adulti e piccoli studenti. Quando le forze speciali russe fecero irruzione, fu l'inizio di un massacro: centinaia i morti tra cui 186 bambini. Oltre 700 i feriti. L’Ossezia è una repubblica autonoma nella regione del Caucaso nella Federazione russa. Giuseppe D’Amato ci racconta della situazione nella regione 9 anni dopo:RealAudioMP3

Da allora il ritorno a scuola per gli studenti russi e per l’intero Paese non è più la festa di prima. L’incubo di quelle drammatiche ore viene rivissuto sui giornali ed in televisione. Manifestazioni vengono tenute ovunque nel gigante slavo. Il ricordo di quell’orrore non deve sopirsi, è il desiderio della società federale. Beslan ha segnato la vera fine del terrorismo nel Caucaso russo. Quel marchio di infamia, determinato dalla morte di centinaia di bambini inermi in una scuola, ha sancito la perdita di fiancheggiatori e sostegni interni ed esterni alla causa separatista ed estremista. La regione, crogiuolo di etnie spesso nemiche tra di loro appartenenti a diverse confessioni religiose, è stata inondata dai petro-rubli dal Centro moscovita. La disoccupazione è un po’ diminuita, ma la pesante situazione socio-economica rimane inalterata. La Cecenia è stata quasi completamente ricostruita ed è governata oggi con metodi criticati dalle organizzazioni umanitarie da Ramzan Kadyrov. La vicina Inguscezia gode di una certa stabilità grazie al prestigio del presidente Evkurov, eroe russo in Kosovo negli anni Novanta. L’Ossezia settentrionale, a parte la tragedia di Beslan, è riuscita a restare fuori sia dall’incendio ceceno che dalla successiva guerra nel 2008 con la Georgia. Per il Cremlino i problemi restano in Kabardino-Balkaria, ma soprattutto in Daghestan, dove non passa giorno che si ha notizia di un attentato. La strategia di attaccare la popolazione civile per seminare terrore è stata comunque sconfessata.







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