2013-09-02 16:42:40

Festival di Venezia. Mons. Celli consegna ad Amos Gitai il Premio Bresson


Assegnato nell’ambito della Mostra del Cinema di Venezia il Premio Bresson della Fondazione Ente dello Spettacolo e Rivista del Cinematografo al regista israeliano Amos Gitai. Un riconoscimento che ricorda come il cinema è riflesso della vita, finestra sul mondo, forma privilegiata di narrazione dell’esistenza e in molti artisti anche impegno morale e civile. Il servizio di Luca Pellegrini:RealAudioMP3

Nei tempi gravi e densi di incognite delle crisi internazionali e dei pericoli di guerra che si levano dal Medio Oriente senza pace, è di inestimabile valore culturale e di coraggiosa testimonianza artistica l‘attribuzione del Premio Robert Bresson dell’Ente dello Spettacolo al regista israeliano Amos Gitai, anche in concorso alla Mostra con il suo ultimo film “Ana Arabia”. Il furore bellico da un lato, lo sforzo del dialogo dall’altro; le ragioni dei popoli vilipese dal clamore delle armi e dall’orrore delle violenze. Mons. Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, che ha consegnato questa mattina il riconoscimento al regista, ha fatto riferimento proprio ai fatti reali e attuali e ai segni che il cinema può incarnare, considerando l’appello di Papa Francesco:

“Direi che questo regista israeliano abbia vissuto nella propria carne, nella propria esperienza personale, la sofferenza dell’immigrazione, abbia testimoniato nei suoi film ciò che l’uomo sperimenta e vive nella propria carne nell’esilio e nella guerra, tutte realtà che trasformano la vita, la quotidianità di uomo. Credo che, in questo momento, un premio come questo ad Amos Gitai abbia un significato ancora più profondo, perché lui viene da un ambiente, da una regione continuamente in difficoltà, in sofferenza. In questi giorni, specialmente la Siria è sotto gli occhi di tutti e nel cuore di tutti. Basti pensare a come ieri Papa Francesco, durante l’Angelus, abbia voluto ricordare a tutti noi la drammaticità di questo momento, la sofferenza, ma anche possibili sviluppi negativi per l’umanità. Mi sembra, quindi, che oggi questo premio dato ad Amos Gitai sia importante. Dal punto di vista filmico, infatti, da maestro, ha tratteggiato quelle che sono appunto le sofferenze degli uomini e delle donne di oggi, quando sono sottoposti e devono vivere, devono sperimentare quella che è l’immigrazione, l’esilio e la guerra. E’ molto positivo, direi, e particolarmente ricco per noi”.

Anche don Ivan Maffeis, nuovo presidente della Fondazione, sottolinea l’importanza che questo Premio attribuisce alla testimonianza e all’opera cinematografica di Gitai:

“Il premio che negli anni è stato dato a registi particolarmente impegnati, proprio nella ricerca spirituale del significato della vita, dell’esistenza di ciascuno, quest’anno viene appunto attribuito a Gitai ed è un riconoscimento di come la sua opera, quasi fosse una sequenza unica, sia stata una ricerca e una testimonianza della possibilità di tracciare il sentire di convivenza e di pace anche in popoli che, tante volte, vuoi per storia vuoi per pregiudizi vuoi per letture, sono uno da una parte e uno dall’altra, vivono di scomuniche reciproche, di muri eretti, di xenofobia culturale. Qui c’è una testimonianza, invece, di un uomo che, con la sua opera, quindi con la sua vita, ha cercato di tradurre quello che in fondo è l’appello di Papa Francesco: globalizzare la solidarietà e il dialogo in un mondo che, tante volte, ha globalizzato solo l’indifferenza”.







All the contents on this site are copyrighted ©.