Congo: si combatte nel Nord Kivu. A Kinshasa l'inviata Onu
Dopo alcune ore di tregua, da domenica scorsa sono ripresi gli scontri alle porte
di Goma, capoluogo del Nord Kivu, tra le forze armate regolari (Fardc) e la ribellione
del Movimento del 23 marzo (M23): lo ha riferito l’emittente locale dell’Onu Radio
Okapi, ripreso dall'agenzia Misna, precisando che “come spesso accade le due parti
si sono accusate a vicenda per il riaccendersi delle violenze”. Il portavoce delle
Fardc, il colonnello Olivier Hamuli, ha dichiarato che l’esercito regolare “non ha
fatto altro che rispondere agli assalti dei ribelli”. Questi sono accusati di aver
attaccato i militari a Kanyaruchinya; le Fardc starebbero consolidando le proprie
posizioni nei pressi di Kibumba. Venerdì avevano preso il controllo della collina
chiamata delle “Tre antenne”, punto strategico a Kibati, 20 chilometri da Goma, da
dove i miliziani lanciavano colpi di mortaio sulle popolazioni della città. Nelle
ultime ore le truppe regolari sarebbero anche riuscite a entrare a Munigi, località
sempre a 20 chilometri da Goma e considerata una delle roccaforti del gruppo ribelle.
Diametralmente opposta è la versione dei fatti diffusa da Amani Kabasha, portavoce
dell’M23, secondo il quale l’esercito congolese ha “violato il cessate-il-fuoco che
abbiamo decretato unilateralmente mercoledì scorso, quando ci siamo ritirati dalla
linea di fronte alle Tre antenne”. Da allora l’M23 avrebbe concentrato le proprie
truppe a Mboga, all’entrata sud di Kibumba, e a Kabuye, nei pressi di Buhumba, non
lontano dal confine col Rwanda. Sull’altro lato del confine, testimoni locali hanno
riferito a fonti di stampa internazionale l’invio di rinforzi militari con truppe
e blindati che si sono dispiegati nelle località vicine a Gisenyi, la città-gemella
di Goma in territorio ruandese colpita da bombardamenti la scorsa settimana. Il ministro
degli Esteri di Kigali, Louise Mushikiwabo, non ha confermato il rafforzamento militare
pur riconoscendo che il Paese rimane in stato di allerta, “pronto a difendere i cittadini
e il territorio”. E’ in questo contesto di forte instabilità sul terreno e di scambi
di accuse tra il governo congolese e quello ruandese che l’inviata speciale dell’Onu
per la regione dei Grandi Laghi, Mary Robinson, è arrivata a Kinshasa. L’ex-presidente
irlandese visiterà oggi Goma per poi avere colloqui con i governi dei vicini Rwanda
e Uganda, accusati da tempo di sostenere l’M23. “Il Congo e l’intera regione hanno
bisogno di pace, di stabilità e di sviluppo economico. Questo potrà essere realizzato
soltanto risolvendo le cause profonde del conflitto tramite un processo politico globale”
ha dichiarato la Robinson, invitando le parti a “cessare immediatamente gli scontri
militari e a lavorare per ristabilire la fiducia negli sforzi di pace”. Anche se i
soldati del Sudafrica, della Tanzania e del Malawi che costituiscono la brigata offensiva
della locale missione Onu (Monusco) stanno sostenendo militarmente l’esercito congolese,
la comunità internazionale e regionale sta premendo per rilanciare i colloqui di pace
tra Kinshasa e l’M23, bloccati da mesi. Giovedì a Kampala si terrà un vertice straordinario
dei capi di Stato della Conferenza internazionale dei Grandi Laghi (Cirgl) per fare
il punto della situazione in Nord Kivu, dal dispiegamento della brigata Onu all’attuazione
dell’accordo regionale siglato lo scorso febbraio ad Addis Abeba per ristabilire la
pace nell’est del Congo, in preda a una guerra ventennale. (R.P.)