2013-09-02 14:16:47

Congo: si combatte nel Nord Kivu. A Kinshasa l'inviata Onu


Dopo alcune ore di tregua, da domenica scorsa sono ripresi gli scontri alle porte di Goma, capoluogo del Nord Kivu, tra le forze armate regolari (Fardc) e la ribellione del Movimento del 23 marzo (M23): lo ha riferito l’emittente locale dell’Onu Radio Okapi, ripreso dall'agenzia Misna, precisando che “come spesso accade le due parti si sono accusate a vicenda per il riaccendersi delle violenze”. Il portavoce delle Fardc, il colonnello Olivier Hamuli, ha dichiarato che l’esercito regolare “non ha fatto altro che rispondere agli assalti dei ribelli”. Questi sono accusati di aver attaccato i militari a Kanyaruchinya; le Fardc starebbero consolidando le proprie posizioni nei pressi di Kibumba. Venerdì avevano preso il controllo della collina chiamata delle “Tre antenne”, punto strategico a Kibati, 20 chilometri da Goma, da dove i miliziani lanciavano colpi di mortaio sulle popolazioni della città. Nelle ultime ore le truppe regolari sarebbero anche riuscite a entrare a Munigi, località sempre a 20 chilometri da Goma e considerata una delle roccaforti del gruppo ribelle. Diametralmente opposta è la versione dei fatti diffusa da Amani Kabasha, portavoce dell’M23, secondo il quale l’esercito congolese ha “violato il cessate-il-fuoco che abbiamo decretato unilateralmente mercoledì scorso, quando ci siamo ritirati dalla linea di fronte alle Tre antenne”. Da allora l’M23 avrebbe concentrato le proprie truppe a Mboga, all’entrata sud di Kibumba, e a Kabuye, nei pressi di Buhumba, non lontano dal confine col Rwanda. Sull’altro lato del confine, testimoni locali hanno riferito a fonti di stampa internazionale l’invio di rinforzi militari con truppe e blindati che si sono dispiegati nelle località vicine a Gisenyi, la città-gemella di Goma in territorio ruandese colpita da bombardamenti la scorsa settimana. Il ministro degli Esteri di Kigali, Louise Mushikiwabo, non ha confermato il rafforzamento militare pur riconoscendo che il Paese rimane in stato di allerta, “pronto a difendere i cittadini e il territorio”. E’ in questo contesto di forte instabilità sul terreno e di scambi di accuse tra il governo congolese e quello ruandese che l’inviata speciale dell’Onu per la regione dei Grandi Laghi, Mary Robinson, è arrivata a Kinshasa. L’ex-presidente irlandese visiterà oggi Goma per poi avere colloqui con i governi dei vicini Rwanda e Uganda, accusati da tempo di sostenere l’M23. “Il Congo e l’intera regione hanno bisogno di pace, di stabilità e di sviluppo economico. Questo potrà essere realizzato soltanto risolvendo le cause profonde del conflitto tramite un processo politico globale” ha dichiarato la Robinson, invitando le parti a “cessare immediatamente gli scontri militari e a lavorare per ristabilire la fiducia negli sforzi di pace”. Anche se i soldati del Sudafrica, della Tanzania e del Malawi che costituiscono la brigata offensiva della locale missione Onu (Monusco) stanno sostenendo militarmente l’esercito congolese, la comunità internazionale e regionale sta premendo per rilanciare i colloqui di pace tra Kinshasa e l’M23, bloccati da mesi. Giovedì a Kampala si terrà un vertice straordinario dei capi di Stato della Conferenza internazionale dei Grandi Laghi (Cirgl) per fare il punto della situazione in Nord Kivu, dal dispiegamento della brigata Onu all’attuazione dell’accordo regionale siglato lo scorso febbraio ad Addis Abeba per ristabilire la pace nell’est del Congo, in preda a una guerra ventennale. (R.P.)

Ultimo aggiornamento: 3 settembre







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