La nomina di mons. Pietro Parolin: la dichiarazione del card. Urosa e il Messaggio
della Cei
“La nomina di mons. Parolin a Segretario di Stato è un guadagno per il Vaticano”.
Lo ha affermato il card. Jorge Urosa Savino, arcivescovo di Caracas, in un’intervista
telefonica del quotidiano El Universal dopo la nomina, sabato scorso, di mons. Pietro
Parolin, finora nunzio apostolico in Venezuela. “E’ un uomo di grande esperienza in
campo diplomatico. Ha portato avanti con successo difficili negoziati per la Chiesa
con i governi del Vietnam, della Cina e della Russia”. In particolare, l’arcivescovo
di Caracas facendo riferimento alle discrepanze e alle difficoltà tra la Chiesa e
il governo venezuelano durante il governo del defunto Presidente Hugo Chàvez, ha sottolineato
che “in Venezuela, anche se con un atteggiamento discreto e prudente, mons. Parolin
ha avuto un ruolo molto importante nel processo di avvicinamento tra la Chiesa e il
governo ed anche tra i diversi settori della società e il governo stesso”. Il porporato
venezuelano ha raccontato che nel 2009 quando ha saputo che Papa Benedetto XVI aveva
nominato mons. Parolin come suo rappresentante pontificio a Caracas, ha pensato che
il nunzio non sarebbe stato molto tempo nel Paese vista “l'eccellente reputazione
della quale godeva nella Santa Sede”. Con un messaggio, anche la presidenza della
Conferenza episcopale italiana – a nome di tutti i vescovi del Paese – ha espresso
la propria “gratitudine” al Papa per la nomina di mons. Pietro Parolin a segretario
di Stato. “Come vescovi italiani accompagniamo questa nomina con la preghiera e con
la disponibilità a una piena e serena collaborazione per il bene della Chiesa e dell’umanità”.
In tale scelta - prosegue la nota della Cei – riconosciamo la volontà di portare nel
cuore della cristianità il respiro e l’esperienza della Chiesa universale, con particolare
attenzione alla voce delle giovani Chiese, dei poveri, di quanti sono in attesa dell’annuncio
liberante del Vangelo. Al nuovo segretario di Stato la Cei rivolge “i più vivi e affettuosi
rallegramenti” per la nuova responsabilità “a servizio della Chiesa universale”. (A.T.
- D.M.)