Mons. Parolin, una vita in missione fra le Chiese di frontiera
L’esperienza di servizio diplomatico di mons. Pietro Parolin all’interno della Santa
Sede nasce alla fine degli Anni Ottanta, mentre da giovane sacerdote del vicentino
era ai suoi primi anni di ministero nella Chiesa della sua zona natale. Alessandro
De Carolis racconta in questo servizio i tratti salienti della missione del nuovo
segretario di Stato:
Africa, America
Latina, Asia. La visione delle Chiese locali in mons. Pietro Parolin è globale, e
da molti anni. Le traiettorie del suo quasi trentennale servizio alla Santa Sede hanno
portato il nuovo segretario di Stato a rendersi conto di persona di ciò che ora dovrà,
come primo tra i collaboratori di Papa Francesco, governare soprattutto da Roma. Lo
ha portato a toccare con mano a più riprese il rigoglio di comunità ecclesiali, alcune
delle quali radicate in contesti ostili alla fede. Quando, 31.enne, mons. Parolin
parte per la sua prima missione nella nunziatura in Nigeria – è il 1986 – quella prima
esperienza gli apre gli occhi sulle dinamiche del rapporto tra cristianesimo e islam.
Tre anni e poi il volo oltre l’oceano, destinazione Messico. Qui, mons. Parolin partecipa
alla fase finale del lungo lavoro pastorale e diplomatico che porta la Chiesa messicana
– dopo decenni di difficili rapporti – al riconoscimento giuridico da parte delle
autorità del Paese. È un’ulteriore dilatazione di prospettive del cuore e della mente
del giovane prete veneto, partito nei primi anni Ottanta dal suo paese natale, Schiavon,
e dalla sua Vicenza per raggiungere Roma e iniziare – non cercata, ma onorata con
crescente competenza – la carriera di rappresentante diplomatico della Santa Sede.
E
a Roma mons. Parolin ritorna nel 1992. Il suo nuovo ufficio è in Segreteria di Stato,
sezione per i Rapporti con gli Stati. Trascorrono dieci anni di intenso lavoro, che
coprono vicende di vari Paesi, finché nel novembre 2002 Giovanni Paolo II lo nomina
sottosegretario della Sezione per i Rapporti con gli Stati. La maggiore responsabilità
lo porta a occuparsi di situazioni delicate – rapporti tra Santa Sede e Israele, la
Chiesa in Vietnam – fino all’apice del complesso negoziato con le autorità della Cina,
allo scopo di offrire ai cattolici dell’immenso Paese asiatico condizioni migliori
per l’espressione della loro fede, nello spirito della Lettera di Benedetto XVI del
2007. Nel 2009, è l’ora di fare nuovamente le valigie per l’America Latina. Ad attendere
mons. Parolin stavolta è il Venezuela, ma in veste di nunzio, consacrato arcivescovo,
e anche in questo caso in un Paese dove le relazioni tra Stato e Chiesa non scorrono
sul velluto. Ora, per il nuovo segretario di Stato di Papa Francesco da ottobre sarà
ancora Roma: sul gradino più alto di un servizio che immaginiamo vissuto con la semplicità
d’animo che il Papa venuto dall'altra parte del mondo chiede ai suoi collaboratori
e che Pietro Parolin ha imparato fin da ragazzino, quando la mamma maestra e il papà
titolare di una ferramenta gli hanno trasmesso in modo indelebile l’amore per Cristo.