Il Papa nomina mons. Pietro Parolin nuovo segretario di Stato
Papa Francesco ha nominato sabato scorso mons. Pietro Parolin, nuovo segretario di
Stato. Succede al cardinale Bertone che ricopre questo incarico dal 2006. Ce ne parla
Sergio Centofanti:
Il Papa ha
accettato le dimissioni del cardinale Tarcisio Bertone, secondo il Can. 354 del Codice
di Diritto Canonico - che si riferisce ai sopraggiunti limiti di età, ovvero la soglia
dei 75; il porporato ne farà 79 a dicembre - chiedendogli, però, di rimanere in carica
fino al 15 ottobre 2013, con tutte le facoltà inerenti a tale ufficio. Gli succederà,
dunque, mons. Pietro Parolin, 58 anni, veneto, attualmente nunzio apostolico in Venezuela.
Il
15 ottobre Papa Francesco – riferisce un comunicato della Sala Stampa vaticana – “riceverà
in udienza superiori ed officiali della Segreteria di Stato, per ringraziare pubblicamente
il cardinale Bertone per il suo fedele e generoso servizio alla Santa Sede e per presentare
loro il nuovo segretario di Stato”.
Sempre sabato, il Papa ha confermato nei
rispettivi uffici mons. Giovanni Angelo Becciu, sostituto per gli Affari Generali;
mons. Dominique Mamberti, segretario per i Rapporti con gli Stati; mons. Georg Gänswein,
prefetto della Prefettura della Casa Pontificia; mons. Peter Wells, assessore per
gli Affari Generali; mons. Antoine Camilleri, sotto-segretario per i Rapporti con
gli Stati.
Mons. Parolin, dopo la nomina, ha rilasciato una dichiarazione in
cui esprime la sua “profonda e affettuosa gratitudine” al Papa per “l’immeritata fiducia”
che ripone nei suoi confronti, manifestandogli “rinnovata volontà e totale disponibilità
a collaborare con Lui e sotto la Sua guida per la maggior gloria di Dio, il bene della
Santa Chiesa e il progresso e la pace dell’umanità, affinché essa trovi ragioni per
vivere e sperare”.
“Sento viva la grazia di questa chiamata – afferma il presule
- che, ancora una volta, costituisce una sorpresa di Dio nella mia vita e, soprattutto,
ne sento l’intera responsabilità, perché essa mi affida una missione impegnativa ed
esigente, di fronte alla quale le mie forze sono deboli e povere le mie capacità.
Per questo – prosegue - mons. Parolin - mi affido all’amore misericordioso del Signore,
dal quale nulla e nessuno potrà mai separarci, e alle preghiere di tutti. Tutti ringrazio,
fin d’ora, per la comprensione e per l’aiuto che, in qualsiasi forma, mi vorranno
prestare nello svolgimento del nuovo incarico”.
Il presule rivolge poi il suo
pensiero alle persone che sono state parte della sua vita in famiglia, nelle parrocchie
in cui è nato e in cui ha prestato servizio, nella “cara Diocesi di Vicenza”, a Roma,
nei Paesi dove ha lavorato, Nigeria, Messico e Venezuela, che lascia “con rimpianto”.
Un
pensiero rivolge anche al Papa emerito Benedetto XVI, che lo ha ordinato vescovo,
alla Segreteria di Stato, che è già stata la sua casa per molti anni, al cardinale
Bertone, agli altri Superiori, ai colleghi e ai collaboratori e all’intera Curia Romana,
ai Rappresentanti Pontifici. “A tutti – sottolinea – sono largamente debitore”.
“Mi
pongo, con trepidazione – conclude mons. Parolin - ma anche con fiducia e serenità,
in questo nuovo servizio al Vangelo, alla Chiesa e al Papa Francesco, disposto – come
Lui ci ha chiesto fin dall’inizio – a camminare, edificare-costruire e confessare.
Che la Madonna, che a me piace invocare con i titoli di Monte Berico, Guadalupe e
Coromoto, ci dia ‘il coraggio di camminare in presenza del Signore, con la Croce del
Signore; di edificare la Chiesa sul sangue del Signore, che è versato sulla Croce;
e di confessare l’unica gloria, il Cristo crocifisso. E così la Chiesa andrà avanti’.
E, come si dice in Venezuela: ¡Que Dios les bendiga!”.
L’esperienza di servizio
diplomatico di mons. Pietro Parolin all’interno della Santa Sede nasce alla fine degli
Anni Ottanta, mentre da giovane sacerdote del vicentino era ai suoi primi anni di
ministero nella Chiesa della sua zona natale. Alessandro De Carolis racconta
in questo servizio i tratti salienti della missione del nuovo segretario di Stato:
Africa, America
Latina, Asia. La visione delle Chiese locali in mons. Pietro Parolin è globale, e
da molti anni. Le traiettorie del suo quasi trentennale servizio alla Santa Sede hanno
portato il nuovo segretario di Stato a rendersi conto di persona di ciò che ora dovrà,
come primo tra i collaboratori di Papa Francesco, governare soprattutto da Roma. Lo
ha portato a toccare con mano a più riprese il rigoglio di comunità ecclesiali, alcune
delle quali radicate in contesti ostili alla fede. Quando, 31.enne, mons. Parolin
parte per la sua prima missione nella nunziatura in Nigeria – è il 1986 – quella prima
esperienza gli apre gli occhi sulle dinamiche del rapporto tra cristianesimo e islam.
Tre anni e poi il volo oltre l’oceano, destinazione Messico. Qui, mons. Parolin partecipa
alla fase finale del lungo lavoro pastorale e diplomatico che porta la Chiesa messicana
– dopo decenni di difficili rapporti – al riconoscimento giuridico da parte delle
autorità del Paese. È un’ulteriore dilatazione di prospettive del cuore e della mente
del giovane prete veneto, partito nei primi anni Ottanta dal suo paese natale, Schiavon,
e dalla sua Vicenza per raggiungere Roma e iniziare – non cercata, ma onorata con
crescente competenza – la carriera di rappresentante diplomatico della Santa Sede.
E
a Roma mons. Parolin ritorna nel 1992. Il suo nuovo ufficio è in Segreteria di Stato,
sezione per i Rapporti con gli Stati. Trascorrono dieci anni di intenso lavoro, che
coprono vicende di vari Paesi, finché nel novembre 2002 Giovanni Paolo II lo nomina
sottosegretario della Sezione per i Rapporti con gli Stati. La maggiore responsabilità
lo porta a occuparsi di situazioni delicate – rapporti tra Santa Sede e Israele, la
Chiesa in Vietnam – fino all’apice del complesso negoziato con le autorità della Cina,
allo scopo di offrire ai cattolici dell’immenso Paese asiatico condizioni migliori
per l’espressione della loro fede, nello spirito della Lettera di Benedetto XVI del
2007. Nel 2009, è l’ora di fare nuovamente le valigie per l’America Latina. Ad attendere
mons. Parolin stavolta è il Venezuela, ma in veste di nunzio, consacrato arcivescovo,
e anche in questo caso in un Paese dove le relazioni tra Stato e Chiesa non scorrono
sul velluto. Ora, per il nuovo segretario di Stato di Papa Francesco da ottobre sarà
ancora Roma: sul gradino più alto di un servizio che immaginiamo vissuto con la semplicità
d’animo che il Papa venuto dall'altra parte del mondo chiede ai suoi collaboratori
e che Pietro Parolin ha imparato fin da ragazzino, quando la mamma maestra e il papà
titolare di una ferramenta gli hanno trasmesso in modo indelebile l’amore per Cristo.