Egitto: Fratelli musulmani in piazza dopo gli arresti di ieri. L’esercito blinda
Il Cairo
In Egitto, resta alta la tensione all’indomani della nuova ondata di arresti fra i
vertici dei Fratelli musulmani. Al termine delle preghiere del venerdì, la polizia
ha disperso alcune manifestazioni alla periferia del Cairo e ad Alessandria, mentre
stamane un poliziotto è morto in un attacco armato contro un checkpoint a Heliopolis.
Il servizio di Marco Guerra:
Dopo la consueta
preghiera del venerdì, sono iniziate le manifestazioni indette dai sostenitori del
deposto presidente Mohamed Morsi. In migliaia hanno marciato in vari quartieri del
Cairo. Secondo fonti locali, però, sono previsti solo numerosi assembramenti ma non
le folle delle scorse settimane. Le forze corazzate bloccano infatti le arterie principali
della città e sono chiuse al traffico le piazze Tahrir e Rabaa, simbolo delle rivolte
di questi tre anni. Ieri, fra l’altro, i Fratelli mussulmani hanno subito l’arresto
degli ultimi esponenti di spicco ancora in libertà, per incitamento alla violenza.
Dai semplici attivisti ai quadri più alti, si calcola che circa duemila esponenti
dei Fratelli musulani siano finiti in carcere in queste ultime due settimane. Intanto,
resta ancora alto il timore di nuovi attacchi alla comunità cristiana. Per saperne
di più abbiamo raggiunto telefonicamente al Cairo Cristiano Tinazzi, che ne
ha parlato con il vescovo copto ortodosso di Minya, Anba Makarios:
R. – Il
vescovo ha espresso preoccupazione per la comunità cristiana ricordando che comunque
questa situazione perdura. Le continue intimidazioni e attacchi ai cristiani nelle
ultime settimane si sono concretizzate in una vera e propria caccia al cristiano soprattutto
nella zona di Minya, dove sono decine le chiese e gli edifici religiosi che sono stati
attaccati. E il vescovo ha anche lanciato un monito, ricordando che i copti sono comunque
scesi in piazza contro il governo Morsi non perché fosse il governo dei Fratelli Musulmani,
ma per questioni di diritti di libertà che riguardavano tutti gli egiziani. Quindi,
si sono presentati come cittadini. Ma, se questa sorta di transizione guidata dai
militari non riesce a garantire la protezione per i cristiani, questi poi alla fine
potrebbero non supportare i militari.
D. - Il popolo che cosa si aspetta adesso
dai vertici militari?
R. - Non hanno ben chiaro che cosa potrebbe succedere.
La cosa che tutti si aspettano è una sicurezza maggiore nel Paese e la ripresa dell’economia.
Però, in questa situazione difficile i militari forse non hanno mai smesso di detenere
il potere. La transizione non è quasi mai avvenuta. In un Paese dove il 40% dell’economia
è detenuto dall’esercito, è difficile che qualcosa possa cambiare e comunque adesso
i militari hanno un forte sostegno da parte della popolazione.