Ancora manifestazioni di protesta in Egitto: vittime negli scontri tra dimostranti
di segno opposto
Ieri nuovo venerdì di protesta in Egitto: tra imponenti misure di sicurezza, migliaia
di sostenitori pro-Morsi sono scesi in strada al Cairo e in altre località egiziane.
Diverse le vittime in scontri avvenuti tra simpatizzanti dei Fratelli musulmani e
manifestanti contrari all’ex presidente deposto. Il servizio dal Cairo di Giuseppe
Acconcia:
I sostenitori
del deposto presidente Morsi sono tornati in piazza oggi in tutto l’Egitto. Un poliziotto
e un civile sono stati uccisi nei pressi di una stazione di polizia ad Heliopolis.
Ma tensioni si sono registrate anche intorno alla moschea Istiqama di Giza, dove centinaia
di pro-Morsi sono stati assaliti da una sassaiola. Per due giorni di seguito, anche
il quartiere centrale di Mohandessin è stato teatro di gravi sparatorie, qui si erano
rifugiati gruppi di islamisti dopo lo sgombero di Rabaa el-Adaweya del 14 agosto scorso.
Ma gli scontri più cruenti sono scoppiati giovedì a Port Said. Nella città portuale
a due passi da Suez, il bilancio degli incidenti tra pro e anti-Morsi è di un morto
e otto feriti. Mentre nella città del Delta del Nilo, Zagazig si contano un morto
e 22 feriti. Anche ad Alessandria d’Egitto, attivisti contrari ai Fratelli musulmani
hanno attaccato una manifestazione islamista nei pressi della moschea Sahaba. D’altra
parte, quattro giornalisti della versione inglese del canale del Qatar Al-Jazeera,
su posizioni vicine alla Fratellanza, sono stati arrestati al Cairo, tra loro il reporter
Wayne Hay. Il governo egiziano aveva anche disposto la chiusura degli uffici locali
dell'emittente. La televisione satellitare aveva diffuso un video in cui apparivano
i due leader della Fratellanza Essam El-Arian e Mohammed El-Beltagi che incoraggiavano
gli islamisti a tornare in piazza. Infine, dopo i provvedimenti stabiliti dall’Unione
Europea, anche la Gran Bretagna ha deciso di sospendere gli aiuti militari all’Egitto.
Intanto, resta alto il timore di nuovi attacchi alla comunità cristiana. Per
saperne di più Marco Guerra ha raggiunto telefonicamente al Cairo Cristiano
Tinazzi, che ci riferisce, tra l'altro, del suo colloquio con il vescovo copto
ortodosso di Minya, Anba Makarios:
R. – Il vescovo
ha espresso preoccupazione per la comunità cristiana ricordando che comunque questa
situazione perdura. Le continue intimidazioni e attacchi ai cristiani nelle ultime
settimane si sono concretizzate in una vera e propria caccia al cristiano soprattutto
nella zona di Minya, dove sono decine le chiese e gli edifici religiosi che sono stati
attaccati. E il vescovo ha anche lanciato un monito, ricordando che i copti sono comunque
scesi in piazza contro il governo Morsi non perché fosse il governo dei Fratelli Musulmani,
ma per questioni di diritti di libertà che riguardavano tutti gli egiziani. Quindi,
si sono presentati come cittadini. Ma, se questa sorta di transizione guidata dai
militari non riesce a garantire la protezione per i cristiani, questi poi alla fine
potrebbero non supportare i militari.
D. - Il popolo che cosa si aspetta adesso
dai vertici militari?
R. - Non hanno ben chiaro che cosa potrebbe succedere.
La cosa che tutti si aspettano è una sicurezza maggiore nel Paese e la ripresa dell’economia.
Però, in questa situazione difficile i militari forse non hanno mai smesso di detenere
il potere. La transizione non è quasi mai avvenuta. In un Paese dove il 40% dell’economia
è detenuto dall’esercito, è difficile che qualcosa possa cambiare e comunque adesso
i militari hanno un forte sostegno da parte della popolazione.