Siria, (Pax Christi): "Più visibilità alla società civile"
"Non è mai troppo tardi
per tentare una soluzione politica". Sergio Paronetto, vice presidente nazionale
di Pax Christi Italia, interviene sulla crisi in Siria riprendendo
ai nostri microfoni le parole che già dieci anni fa Giovanni Paolo II pronunciava
a proposito della polveriera irachena. "In questo clima pre bellico - sottolinea
- sembra che il gioco sia solo tra le grandi potenze, una partita che esclude i
siriani, in balìa di forze esterne che li usano. Noi dovremmo avere la capacità di
rendere visibili i protagonisti, i siriani, soprattutto coloro che non usano la violenza.
Essi sono contrari sia al governo sia alla ribellione armata, confusa e frantumata,
prigioniera a sua volta di forze integraliste e di movimenti di infiltrati". Paronetto
ipotizza che ci sia ancora spazio per accordi parziali, in particolare fra Usa e Russia,
in modo che questa possa intervenire sul regime di Damasco per indurre Asad ad aprire
una transizione politica verso le elezioni e la strada alla Conferenza internazionale
di Pace, programmata mesi fa ma che ancora non sta partendo". In caso di attacco
armato americano nel paese mediorientale, "si potrebbe arrivare a riprodurre un nuovo
Iraq", aggiunge il portavoce di Pax Christi. Sulle strategie diplomatiche avanza
che "si potrebbe anche affidare a realtà civili indipendenti, ad associazioni umanitarie,
ad alcuni premi Nobel, un tentativo di compromesso. Non ci si può arrendere - a cinquant'anni
dall'Enciclica Pacem in terris - all'idea che un conflitto si
possa risolvere con un altro conflitto.Oggi si dice che è ineluttabile intervenire.
Ma ci si chiede: cosa si è fatto prima? In Siria abbiamo registrato l'assenza della
comunità internazionale. Un intervento armato dopo l'accertamento dell'uso di
armi chimiche deve considerare che un simile ricorso c'è già stato in passato e che
usare altro tipo di armi per stragi di civili non è meno grave". Un appello all'Italia:
"Non basta dire no all'intervento perché la pace è una iniziativa permanente. Il
governo dovrebbe favorire forze di interposizione e adoperarsi per incoraggiare e
far emergere la società civile siriana che crede nella riconciliazione e nella giustizia".
Ricordando le parole di Papa Bergoglio all'ultimo Angelus: 'taccia il rumore delle
armi', Paronetto evidenzia come ci sia "molta più politica nelle parole di Francesco
che in tanti uomini di governo". Alla tragica situazione in cui versa la Siria
è stata peraltro dedicata speciale attenzione nel corso dell'udienza odierna in Vaticano
con il Re di Giordania Abdullah II. E' stato riaffermato che la via del dialogo e
della negoziazione fra tutti i componenti della società siriana, con il sostegno della
comunità internazionale, è l'unica opzione per porre fine al conflitto e alle violenze
che ogni giorno causano le perdite di tante vite umane, soprattutto fra la popolazione
inerme. Proprio dalla Giordania, Maroun Lahham, vicario patriarcale del Patriarcato
latino di Gerusalemme, ammonisce: "All'interesse da parte degli Stati Uniti o dell'Europa
per i diritti dell'uomo o per la difesa dei più deboli nessuno crede". Su una
linea analoga è il direttore della rivista di geopolitica Limes, Lucio Caracciolo,
che a proposito dell'invocazione del diritto internazionale per avere via libera ad
un intervento militare, ne svela il carattere pretestuoso: "Come è noto il diritto
internazionale non esiste, è una finzione adattata a seconda delle necessità. Nessun
politico ha mai deciso di fare o non fare una guerra in base al diritto internazionale.
Obama non può non intervenire senza rischiare di perdere la faccia, e d'altra parte,
credo che sia molto consapevole che questa azione non sarà per nulla risolutiva, anzi
forse finirà con il rafforzare il regime". (a cura di Antonella Palermo)