L’intera comunità cristiana disapprova l’attacco alla Siria
Nuove voci si sono alzate nell'intero panorama cristiano contro l’eventualità di un
intervento militare in Siria. Dopo le aspre critiche dei giorni scorsi da parte del
patriarca di Mosca, si sono pronunciati oggi l’arcivescovo di Canterbury, Justin Welby,
massima autorità della Chiesa anglicana, dopo la regina, che ha mostrato apprensione
per le dichiarazioni del governo inglese a favore di un intervento armato, chiedendosi
innanzitutto “siamo sicuri dei fatti sul terreno?” e quali saranno le “ramificazioni
imprevedibili in tutto l’intero mondo arabo e musulmano? L’arcivescovo, grande conoscitore
della realtà mediorientale, è reduce da un recente viaggio in Siria dove ha palpato
la tensione della popolazione, terrorizzata da ulteriori escalation militari. La voce
dell’arcivescovo si accompagna a quella di Guy Liagre, segretario generale della Conferenza
delle Chiese d’Europa, la Kek, della quale fanno parte 115 tra chiese ortodosse, protestanti,
anglicane e vetero-cattoliche. Il segretario della Kek ha augurato che l’Onu “consideri
principalmente il bene del popolo siriano e non le esigenze della politica” e, pur
condannando l’uso di armi chimiche, al culmine di una violenza che dura ormai da due
anni e mezzo, indica che “Ogni sforzo messo in atto dai leader mondiali deve essere
compiuto con la finalità di raggiungere un consenso illuminato su come affrontare
gli attacchi chimici ricorrendo al diritto internazionale e alle istituzioni preposte”,
invitando quindi i fedeli a “pregare per la fine del conflitto in Siria e la tutela
dei diritti dei più deboli”. Voci di rilievo anche dal mondo cattolico con il card.
Bagnasco che invita alla prudenza osservando: “la prima cosa come sempre, e la storia
recente ce lo insegna, è che bisogna essere molto sicuri, assolutamente certi di queste
cose per non aggiungere errori su errori”. Nel frattempo la chiesa siriana schiera
la potente arma della preghiera: nel monastero di San Giacomo, nella città di Qarah,
suore e monaci, provenienti da ogni parte del mondo, insieme con la comunità locale,
hanno aperto un periodo di adorazione notturna al Santissimo Sacramento "coscienti
della forza della preghiera e con fede nella provvidenza di Dio". (D.P.)