Il Papa al Simposio intercristiano: Stato e Chiesa collaborino per il bene comune.
Messaggio di Bartolomeo
“La vita dei cristiani e il potere civile. Questioni storiche e prospettive attuali
in Oriente ed Occidente” è il tema del XIII Simposio intercristiano, inquadrato nell’Anno
Costantiniano, a 1700 anni dall’Editto di Milano nel 313. L’incontro, inaugurato nella
sede ambrosiana dell’Università cattolica, è promosso dall’Istituto francescano di
spiritualità della Pontificia Università Antonianum di Roma, insieme con la Facoltà
teologica ortodossa dell’Università “Aristotele” di Salonicco. Buoni auspici per i
lavori sono giunti da Papa Francesco e dal Patriarca Bartolomeo I, in due messaggi.
Il servizio di Roberta Gisotti:
“La storica decisione” di Costantino
- sottolinea il Papa nel suo messaggio - con la quale veniva decretata la libertà
religiosa per i cristiani, aprì nuove strade alla diffusione del Vangelo e contribuì
in maniera determinante alla nascita della civiltà europea”. Bene dunque fare “memoria
di quell’avvenimento”, che sia in Oriente che Occidente, ha tramandato – ricorda Francesco
“la convinzione che il potere civile trova il suo limite di fronte alla Legge di Dio,
la rivendicazione del giusto spazio di autonomia per la coscienza, la consapevolezza
che l’autorità ecclesiastica e il potere civile sono chiamati a collaborare per il
bene integrale della comunità umana.” Cosi anche Bartolomeo I nel suo messaggio rimarca
l’importanza dell’Editto costantiniano che permise ai cristiani “l’esercizio libero
dei loro doveri culturali e religiosi”, “tema attuale – osserva il Patriarca di Costantinopoli
- anche nei nostri giorni, nei quali da una parte la tentazione del potere influenza
in certi casi la vita dei cristiani dall’altra certe forme di potere politico nel
mondo contemporaneo operano negativamente oppure mettono in pericolo la loro vita”.
Qual è dunque l'intento sotteso del Simposio? Lo abbiamo chiesto a padre Paolo
Martinelli, preside dell’Antonianum:
R. – L’idea
è quella di mettersi in ascolto delle vicendevoli tradizioni, in Oriente e Occidente,
per conoscere di più le diverse tradizioni teologiche, spirituali e anche storiche,
consapevoli, da una parte, a partire dall’evento costantiniano, della diversificazione
degli approcci che avvengono in Oriente e in Occidente, tra la questione del potere
politico e la vita dei cristiani. Dall’altra parte, è proprio l’attualità. Siamo in
un mondo sempre più globalizzato; le nostre società sono società plurali e quindi
anche le nostre diverse tradizioni si sono così profondamente diversificate nel tempo,
e adesso sono chiamate proprio a collaborare di più, per fare in modo che la presenza
cristiana nella società sia sempre più significativa, incisiva, all’interno del contesto
socio-culturale dei nostri tempi.
D. – Sarà, dunque, un’indagine storica, teologica,
spirituale, che approderà nell’ultimo giorno alle prospettive attuali in Oriente e
Occidente. Due parole, oggi, forse, abusate rispetto ai tanti cambiamenti intervenuti
nel corso dei secoli, che hanno certamente cambiato la valenza concettuale di Oriente
e Occidente...
R. – Mentre, proprio nella storia, questo tema in particolare
ha diversificato molto le tradizioni cattolica e ortodossa, attualmente, di fatto,
ci troviamo ad affrontare molto di più temi comuni. Per esempio, uno dei temi che
verrà affrontato è proprio quello relativo alla laicità dello Stato, al nuovo concetto
di Stato, che l’epoca moderna e la nostra epoca contemporanea ci mette davanti. E’
chiaro che qui le nostre tradizioni possono, da una parte, avere un grande patrimonio,
un grande contributo da dare, ma occorre rileggere questa tradizione all’interno delle
nuove questioni, che dobbiamo affrontare, soprattutto l’idea di una laicità che appunto
può presentarsi in una forma un po’ neutrale, che tende a non dare uno spazio reale
e positivo alle diverse tradizioni religiose; mentre la possibilità è invece di pensare
ad una laicità che permetta ai diversi soggetti culturali e religiosi di dare un loro
contributo alla vita buona di tutti. Questo, senz’altro, è uno dei temi che, attualmente,
ci vede più compagni tra Oriente ed Occidente.
D. – Si discute molto in questi
tempi del ruolo dei cristiani, per incidere positivamente nella società, e non tutti
sono d’accordo su come debba essere questo ruolo...
R. – Le nostre tradizioni
tra Oriente ed Occidente si sono diversificate molto nell’epoca moderna. Noi, anzitutto,
in Occidente, ci siamo confrontati con questa idea moderna dello Stato e della sua
laicità, con una grossa differenziazione tra il potere civile e il soggetto ecclesiale,
mentre, dall’altra parte, l’Oriente ha vissuto più una sinergia, da un certo punto
di vista, radicata nella sua tradizione. Mi sembra che punto interessante di confronto
sia proprio l’idea di una fede vissuta, che non possa essere considerata semplicemente
ai margini della vita sociale, come un fatto meramente privato o individuale: la vita
della fede, la vita dei cristiani ha un suo contributo da dare alla società plurale
cui diversi soggetti partecipano. Questa è una cosa che noi ovviamente in Occidente
abbiamo sentito in modo marcato in questi ultimi tempi, ma che di fatto si accomuna
anche con i cambiamenti che stanno capitando in Oriente.