Repubblica Ceca: il presidente scioglie la Camera bassa, elezioni anticipate a ottobre
Crisi politica in Repubblica Ceca. Dopo la caduta del governo di destra, in seguito
ad uno scandalo di corruzione e abuso di potere, il presidente Milos Zeman ha sciolto
formalmente la Camera bassa del Parlamento, e messo in agenda per ottobre le elezioni
anticipate, anche se resta l’incognita su quello che potrebbe fare il partito di maggioranza,
le future alleanze, le tante emergenze che il Paese deve fronteggiare. Al microfono
di Cecilia Seppia il commento di Matteo Tacconi, giornalista esperto
di Europa dell’Est:
R. – L’impressione
generale è che, attualmente, non ci sia un partito capace di emergere, di formare
una maggioranza chiara. Questo è in linea con quanto successo in tutte le altre votazioni
recenti della storia della Repubblica Ceca: non si è mai creato un governo stabile.
D. – I sondaggi, però, registrano una possibile svolta a sinistra: quindi,
forse, il partito più votato potrebbe essere quello dei socialdemocratici. Questo
potrebbe cambiare anche la politica estera della Repubblica Ceca e dare quindi un
impulso all’interazione tra Praga e Mosca?
R. – Per quanto riguarda i sondaggi,
è vero che sono in testa i socialdemocratici, però da soli è difficile che riescano
a formare una maggioranza stabile, tant’è che si parla di alleanza con il partito
comunista della Repubblica Ceca, che è un partito che è quasi sempre andato in doppia
cifra. Non c’è mai stato un binomio del genere: ho i miei dubbi sull’eventuale stabilità
di una simile coalizione. Per quanto riguarda la politica estera, potrebbe essere
un’oscillazione verso Mosca, però fondamentalmente la politica estera della Repubblica
Ceca è sempre stata così negli ultimi dieci anni e non c’è mai stato un rapporto conflittuale
con Mosca: tra i Paesi dell’Europa Centrale, la Repubblica Ceca è quello che probabilmente
vanta un rapporto più aperto con la Federazione Russa. O si flirta un po’ con l’Europa
e un po’ con la Russia a seconda dei casi e delle convenienze: delle volte si è europeisti
e delle altre euroscettici; delle volte si fanno affari con Mosca e delle altre si
manifestano delle riserve.
D. – Repubblica Ceca che entra nell’Unione Europea
pensando anche di risolvere la crisi economica, ma di fatto così non è stato…
R.
– Sicuramente vedevano nell’Unione Europea una grossa cornucopia: un modo cioè per
avere soldi. Poi si sono resi conto che l’Europa non è solo questo! In generale tramite
fondi strutturali, fondi di coesione e tramite il mercato unico europeo ci sono delle
possibilità per migliorare i propri standard economici. La Repubblica Ceca, considerando
che ha anche un buon settore manifatturiero non è andata male economicamente. E’ pur
vero che ha avuto diversi trimestri recessivi ultimamente, però - proprio con gli
ultimi dati della Commissione europea - è venuto fuori che è uscita dalla recessione
e tornerà a crescere.
D. – La Repubblica Ceca è anche un Paese segnato da
una forte corruzione. Su questo punto le promesse del governo di destra sono state
ampiamente deluse...
R. – L’ultimo esecutivo è andato giù proprio per un discorso
di corruzione! E’ un problema serio e va risolto in un’ottica sicuramente di medio
periodo. Le promesse della politica, dall’oggi al domani, non servono a niente: bisogna
fare leggi, bisogna fare riforme, bisogna creare un ambiente che riesca a tener testa,
dal punto di vista aziendale e politico, alla piaga della corruzione.
D. –
Molti osservatori pensano che si andrà – forse – verso la repubblica presidenziale
in Repubblica Ceca: è possibile questo?
R. – Questo è un tema molto interessante,
nel senso che l’attuale presidente, Zeman, ha interpretato il nuovo mandato presidenziale
– che per la prima volta si basa su un’elezione diretta popolare – in senso molto
estensivo: lui vuole e sta intervenendo in politica. Per cui – sì - c’è una rimodulazione:
una presidenza cioè che sarà ancora più incisiva.