Siria: sempre più probabile un attacco militare, forse domani riunione all'Onu
Sono ore di trepidazione nelle cancellerie internazionali, tutte al lavoro per una
soluzione alla crisi siriana. Si potrebbe tenere, domani, una riunione del Consiglio
di Sicurezza dell'Onu. Ad annunciarlo il ministro degli Esteri italiano, Emma Bonino.
Intanto è sempre più probabile un attacco internazionale, guidato dagli Stati Uniti
e dalla Gran Bretagna. Proprio Londra spinge per un intervento a breve termine, mentre
il regime siriano insiste: “un attacco non fermerà la guerra ai ribelli”. Il servizio
è di Salvatore Sabatino:
Un’operazione
lampo, della durata di non più di due giorni con missili lanciati dalle navi da guerra
nel Mediterraneo. Questa l’opzione che Obama starebbe valutando; viene rilanciata
dal "Washington Post" e smentisce quanto detto solo due giorni fa dal capo della Casa
Bianca, il quale aveva basato la sua posizione sulla prudenza, sottolineando che un
intervento sarebbe stato possibile solo con un voto all’unanimità al Consiglio di
Sicurezza Onu. Di certo, al momento, questa resta solo un’ipotesi, che però ha già
provocato la dura reazione della Russia, già “amareggiata” dal rinvio del bilaterale
che avrebbe oggi dovuto definire i cardini della conferenza di pace “Ginevra 2”. Sull’altra
sponda dell’Atlantico, Londra si starebbe muovendo approntando i piani per un possibile
intervento militare. L'uso delle armi chimiche "è completamente e assolutamente aberrante
ma qualsiasi decisione deve essere presa rigorosamente in un ambito internazionale",
ha detto il premier britannico Cameron. Intanto la Nato fa sapere che discuterà giovedì
prossimo della situazione, mentre è stata rinviata a domani la seconda visita degli
ispettori Onu al sito del presunto attacco con armi chimiche nei sobborghi orientali
di Damasco. Dall’Iran, infine, una nuova "stoccata" agli Stati Uniti: un eventuale
intervento militare avrebbe "gravi conseguenze" non solo per la Siria ma per tutta
la regione.
L’Amministrazione americana è, dunque, sotto pressione, ma
quali le conseguenze di un possibile attacco sugli equilibri diplomatici internazionali?
Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Ennio Di Nolfo, docente emerito di
Relazioni Internazionali presso l’Università di Firenze:
R. - Penso che
ci sarebbero conseguenze terrificanti e da evitare! Mi auguro che queste voci che
circolano insistentemente, dopo la dichiarazione del segretario di Stato Kerry, siano
voci che tendano ad amplificare l’intenzione dell’Amministrazione americana e mi auguro
che l’Amministrazione americana consideri approfonditamente le fatali conseguenze
che avrebbe un’iniziativa militare nell’area.
D. - La più interventista è
sicuramente la Gran Bretagna che spinge per un attacco, anche senza avallo del Consiglio
di Sicurezza dell’Onu. Perché questa posizione così netta di Londra?
R. - Sia
la Gran Bretagna, sia la Francia sono spinte - secondo me - dalla nostalgia di essere
state potenze imperiali fino a qualche decennio fa, ma sono spinte poi anche dal fallimento
clamoroso che hanno visto in Libia... e sembra vogliano ripetere forse questo fallimento
nel caso della Siria, in una situazione assai peggiore per i due Paesi che lo promuovono
e per il contesto nel quale l’azione si svolgerebbe.
D. - Su una cosa non
ci sono dubbi: l’Europa, anche in questo caso, si mostra divisa al suo interno?
R.
- Certo. L’Europa, in questo momento, è priva di una politica estera comune e questa
è una vera tragedia, perché le poche ipotesi avanzate dalla Ashton durante la crisi
egiziana, nel momento più critico della crisi egiziana, non sono state poi confermate
da un’azione coerente di tutta l’Unione Europea, che è profondamente divisa. Il fatto
che - per fortuna! - la Merkel sia costretta dalla campagna elettorale a non volere
un’azione militare è una "benedizione involontaria" per l’Unione Europea, che è così
costretta a non intervenire, quando invece la Francia e la Gran Bretagna - come si
diceva - vorrebbero farlo.
D. - Un altro attore importantissimo nella questione
siriana è sicuramente la Russia, che esprime rammarico e avverte: “I tentativi di
aggirare il Consiglio di sicurezza Onu, creano pretesti artificiali infondati per
un intervento militare nella regione”: insomma una posizione, quella di Putin, molto
netta...
R. - Molto netta e - a mio parere - anche molto efficace spero, perché
se è vero quello che Obama ha detto qualche giorno fa, che l’azione americana si svolgerà
solo all’interno di una approvazione delle Nazioni Unite, il veto della Russia è garantito.
Se invece affiorano le ipotesi "stile Kosovo", mi pare che allora la Russia - in questo
caso - avrebbe messo a tacere con conseguenze drammatiche nei rapporti continentali
Europa-Russia e nei rapporti internazionali più vasti Russia-Stati Uniti.
D.
- Per quanto riguarda l’Iran, ha ribadito che un attacco alla Siria avrebbe gravi
conseguenze in tutta la regione mediorientale. Un dato reale questo?
R. - Questo
è il dato più pesante fra tutti! Io credo che la posizione dell’Iran sia una posizione
quanto mai importante non solo per motivazioni religiose, ma anche per motivazioni
geopolitiche. L’Iran è, con la Turchia e con l’Egitto, uno dei tre i grandi Paesi
che dominano la situazione mediorientale: mentre la Turchia e l’Egitto sono all’interno
in preda ad un crisi, l’Iran in questo momento affronta una nuova politica estera,
con un nuovo presidente, che non nasconde la sua volontà di collaborare o riprendere
i negoziati con gli Stati Uniti e il mondo sulla questione nucleare, ma che non potrebbe
mai accettare un intervento militare in Siria. Sicché un’azione militare in Siria,
farebbe saltare tutto l’assetto mediorientale!