Lotta al racket: 22 anni fa l'omicidio di Libero Grassi. "Addiopizzo": il fenomeno
rimane diffuso
Ogg e domani si terranno due giorni di eventi in ricordo di Libero Grassi, l’imprenditore
assassinato da "Cosa Nostra" 22 anni fa. Il 29 agosto del 1991 Grassi venne ucciso
per mano della mafia dopo essersi opposto alle richieste di pagare il racket ed aver
denunciato gli estorsori. A promuovere le manifestazioni per ricordarlo, le associazioni
antiracket "Addiopizzo" e "Libero Futuro". Debora Donnini ha intervistato il
presidente di "Addiopizzo", Daniele Marannano:
R. – Il senso
è quello sì, di ricordare, ma di dare al ricordo una dimensione quotidiana di impegno
e di sostegno concreto nei confronti di quanti, in questi anni, hanno trovato la forza
e il coraggio di liberarsi dal fenomeno del racket e delle estorsioni, grazie all’ausilio
del movimento anti-racket. Ormai sono parecchi coloro i quali sono riusciti ad affrancarsi
dal fenomeno delle estorsioni, proprio perché rispetto al passato si sono create le
condizioni per le quali si possa denunciare senza essere lasciati soli ed isolati
come invece è accaduto a Libero Grassi. Quindi, vogliamo rilanciare l’appello a quanti
vivono ancora adesso stretti dalle maglie del racket perché maturino la consapevolezza
che la denuncia è l’unica via di uscita per liberarsi definitivamente da questo odioso
fenomeno.
D. – L’imprenditore Libero Grassi fu assassinato 22 anni fa da "Cosa
Nostra" proprio perché lottava contro il racket …
R. – Sì. Libero Grassi fu
assassinato 22 anni fa sì perché si è rifiutato di pagare il pizzo, perché ha lottato
contro "Cosa Nostra", ma è stato ammazzato soprattutto perché con la sua scelta di
resistenza si è ritrovato solo ed isolato. Maturò la sua decisione di opporsi al fenomeno
del pizzo in solitudine.
D. – A che punto è la lotta al racket? La situazione
è migliorata lì a Palermo?
R. – Rispetto a qualche anno fa, la situazione è
sicuramente sensibilmente migliorata. Sono parecchi i commercianti e gli imprenditori
che in questi anni hanno trovato la forza e il coraggio di denunciare e di liberarsi
dal fenomeno delle estorsioni. Registriamo in particolare su imprenditori e commercianti
di giovane generazione una maggiore presa di coscienza e di consapevolezza. Al tempo
stesso, la crisi, la grave congiuntura economica sta determinando un’ulteriore spinta
sul fronte delle denunce. Oggi, rispetto al passato, i commercianti e gli imprenditori
non sono più nelle condizioni di farsi carico nemmeno di piccoli balzelli imposti
da "Cosa Nostra" per cui maturano la decisione di denunciare. E’ chiaro che ancora
c’è molto da fare: il fenomeno rimane diffuso. Ci sono importanti sacche di imprenditori
e commercianti che, ignari di tutto, continuano a pagare il pizzo all’organizzazione
mafiosa, con la quale hanno instaurato negli anni un rapporto di contiguità, un rapporto
che non è necessariamente di natura illecita, ma un rapporto di scambio di benefici.
Gli stessi imprenditori che corrispondono periodicamente l’estorsione all’organizzazione
mafiosa, si rivolgono senza indugi agli stessi mafiosi per la risoluzione di tutta
una serie di problematiche, di controversie connesse all’esercizio della propria attività
economica: dal recupero crediti ai problemi di concorrenza, di vertenze sindacali,
eccetera. Un rapporto che sicuramente rappresenta un limite alla crescita delle denunce.