La riforma della liturgia a 50 anni dal Concilio al centro della Settimana liturgica
nazionale
Al via ieri a Bergamo la 64.ma Settimana liturgica nazionale, sul tema “Cose nuove
e cose antiche. La liturgia a 50 anni dal Concilio”. Sugli obbiettivi di questo appuntamento,
Davide Pagnanelli ha sentito mons.Felice di Molfetta, presidente
del Centro di Azione Liturgica:
R. – La 64.ma
Settimana liturgica mira a fare memoria della riforma e un bilancio sereno e obiettivo
di tutto quello che è avvenuto in questi 50 anni. Per quanto riflette l’articolazione
tematica, tutto è stato architettato su tre temi generatori: la Chiesa, la Parola,
il rito. Facendo riferimento alla Chiesa, la riscoperta dell’assemblea celebrante,
del “noi” ecclesiale, ci permette di capire quanto sia importante questa dimensione
assembleare. C’é poi la Parola. Infatti, nella storia della Chiesa ritengo non ci
sia mai stata una così grande conoscenza della Parola di Dio. Il terzo aspetto, il
terzo tema generatore, è stato rappresentato dalla parola “rito”, perché una fede
ripensata teologicamente venga anche riletta con un linguaggio più accessibile.
D.
– La riforma liturgica di cui abbiamo parlato, proposta dal Concilio Vaticano II,
è già stata assorbita integralmente nella Chiesa o offre ancora spunti di rinnovamento?
R.
– C’è ancora da riproporre tutti i principi ispiratori della riforma liturgica, perché
c’è sempre da dire. Tutte le realtà umane non sempre rispondono a quelli che possono
essere i disegni perfettivi. Il problema, infatti, molto importante, della partecipazione
attiva non può essere disgiunto dalla formazione alla vita liturgica e davvero alla
partecipazione, al senso del celebrare.
D. – Riguardo alla partecipazione e
al rinnovamento della liturgia, che spunti offre il Pontificato di Papa Francesco
agli studi liturgici?
R. – Non possiamo compiere questo sdoppiamento tra quello
che è avvenuto in Papa Benedetto e quello che sta avvenendo in Papa Francesco. Per
questa ermeneutica della fede, quindi, per tutto quello che ha rappresentato come
cultura, come solida teologia liturgica di Papa Benedetto, non possiamo non essere
grati. Papa Francesco è un emblema di una liturgia che parla nella serialità dei gesti,
ma con quella pregnanza di una testimonianza orante dello stesso Pontefice. Le due
realtà costituiscono grossi punti di riferimento. Quello che sta avvenendo con Papa
Francesco è l’applicazione del come vivere e come presiedere una celebrazione liturgica,
che sia degna di questa nobile semplicità, che non scende mai nella sciatteria e nel
pressapochismo.
D. – Per i nostri ascoltatori, come spiegare che cos’è la liturgia?
R.
– La liturgia è l’agire di Cristo nel tempo e nello spazio, è il prolungamento del
suo essere nell’oggi, di tutto quello che Egli, con parole e gesti, ha compiuto nella
sua vita terrena.