35.mo dell’elezione di Giovanni Paolo I. Falasca: grande consonanza tra Luciani
e Bergoglio
Il 26 agosto di 35 anni fa veniva eletto alla Cattedra di Pietro, Giovanni Paolo I.
Un pontificato brevissimo il suo, solo 33 giorni, eppure straordinariamente fecondo.
Umiltà, dolcezza e semplicità furono le doti umane di Albino Luciani che i fedeli
di tutto il mondo impararono ad amare nelle poche settimane prima della morte avvenuta
il 29 settembre del 1978. Sull’impatto che l’elezione di Giovanni Paolo I ebbe sulla
Chiesa, Alessandro Gisotti ha intervistato la giornalista Stefania Falasca,
vicepostulatrice della Causa di Beatificazione e Canonizzazione di Papa Luciani:
R. - Continuo
a considerare il pontificato di Luciani come quello di un Papa inedito; ha avuto un’efficacia
ed una forza, anche innovativa, grandissima. Nello stesso tempo Luciani, in quel mese
di pontificato – solo 33 giorni – ha lasciato un segno indelebile nella Chiesa. Era
un uomo che veniva da una formazione solida, tradizionale del Veneto, cattolico, ma
allo stesso tempo era un uomo che ha partecipato e vissuto intensamente la stagione
del Concilio. Il suo modo di porsi e presentarsi al mondo, il modo in cui il mondo
l’ha conosciuto in quell’occasione, è stato quello come di una ventata di una nuova
primavera per la Chiesa.
D. - Giovanni Paolo II disse che l’importanza del
pontificato di Luciani fu inversamente proporzionale alla sua durata. Lo dicevi anche
tu, una ventata forte…
R. – Sì, inversamente proporzionale: però di quello
che sappiamo di lui - del suo spessore, del suo pensiero, del suo magistero - abbiamo
potuto vedere solamente una piccola parte. Il “sommerso” era tutta la sua vita precedente
e che ha ripresentato come la “punta di un iceberg” in quei 33 giorni. Si capisce
Luciani alla luce di tutto quello che lui ha fatto anche precedentemente e l’avremmo
conosciuto così. Avrebbe continuato quello che ha fatto da vescovo e patriarca a Venezia.
D. – Molti trovano forti analogie tra Papa Luciani e Papa Bergoglio…
R.
– La sera stessa dell’elezione di Papa Bergoglio - mi trovavo in Piazza San Pietro
- appena lui si affacciò e disse “buonasera” avevo dietro di me alcune persone anziane
che dissero: “E’ come Papa Luciani”. Questo mi ha colpito; quindi anche per la gente
che ha conosciuto Papa Luciani è stata questa l’impressione proprio per quella sua
espressione e per quel suo modo di presentarsi. A mio avviso, credo ci siano consonanze
molto profonde; per esempio, proprio il costante richiamo alla “misericordia”. Tratto
caratterizzante di Luciani, distintivo di quel suo magistero, così suadente e suasivo,
è stato proprio quello di aver saputo innanzitutto trasmettere con accenti di rara
efficacia e di autentica umanità l’amore di Dio. Lui ha reso visibile - con la parola
e con la vita - la tenerezza e la misericordia nel farsi prossimo a tutti. Legato
a questo c’era l’umiltà.
D. – Era perfino il motto episcopale: l’humilitas…
R.
– Sì, è quella che ci viene proprio da Cristo stesso, perché le altre virtù – anche
in epoca classica – non sono propriamente cristiane. L’umiltà è quella che ha portato
Cristo ed in questo tratto trovo molte analogie con Luciani. Luciani è stato il primo
ad avere ed usare con forza l’oralità, quell’oralità che sembrava perduta nella Chiesa
ed è anche la forza di Papa Francesco, come abbiamo visto nelle prediche mattutine
e nel suo parlare. Quindi, il tono colloquiale era quella sapienza del porgere – ricercata
anche dai Padri della Chiesa – quella forma dell’accessibilità che egli adottò per
arrivare a tutti, come modulo espressivo più consono nella Chiesa che vuole essere
“amica” degli uomini del suo tempo. Credo che Francesco completi, o porti avanti quello
che Luciani aveva iniziato.