2013-08-26 13:57:55

35.mo dell’elezione di Giovanni Paolo I. Falasca: grande consonanza tra Luciani e Bergoglio


Il 26 agosto di 35 anni fa veniva eletto alla Cattedra di Pietro, Giovanni Paolo I. Un pontificato brevissimo il suo, solo 33 giorni, eppure straordinariamente fecondo. Umiltà, dolcezza e semplicità furono le doti umane di Albino Luciani che i fedeli di tutto il mondo impararono ad amare nelle poche settimane prima della morte avvenuta il 29 settembre del 1978. Sull’impatto che l’elezione di Giovanni Paolo I ebbe sulla Chiesa, Alessandro Gisotti ha intervistato la giornalista Stefania Falasca, vicepostulatrice della Causa di Beatificazione e Canonizzazione di Papa Luciani:RealAudioMP3

R. - Continuo a considerare il pontificato di Luciani come quello di un Papa inedito; ha avuto un’efficacia ed una forza, anche innovativa, grandissima. Nello stesso tempo Luciani, in quel mese di pontificato – solo 33 giorni – ha lasciato un segno indelebile nella Chiesa. Era un uomo che veniva da una formazione solida, tradizionale del Veneto, cattolico, ma allo stesso tempo era un uomo che ha partecipato e vissuto intensamente la stagione del Concilio. Il suo modo di porsi e presentarsi al mondo, il modo in cui il mondo l’ha conosciuto in quell’occasione, è stato quello come di una ventata di una nuova primavera per la Chiesa.

D. - Giovanni Paolo II disse che l’importanza del pontificato di Luciani fu inversamente proporzionale alla sua durata. Lo dicevi anche tu, una ventata forte…

R. – Sì, inversamente proporzionale: però di quello che sappiamo di lui - del suo spessore, del suo pensiero, del suo magistero - abbiamo potuto vedere solamente una piccola parte. Il “sommerso” era tutta la sua vita precedente e che ha ripresentato come la “punta di un iceberg” in quei 33 giorni. Si capisce Luciani alla luce di tutto quello che lui ha fatto anche precedentemente e l’avremmo conosciuto così. Avrebbe continuato quello che ha fatto da vescovo e patriarca a Venezia.

D. – Molti trovano forti analogie tra Papa Luciani e Papa Bergoglio…

R. – La sera stessa dell’elezione di Papa Bergoglio - mi trovavo in Piazza San Pietro - appena lui si affacciò e disse “buonasera” avevo dietro di me alcune persone anziane che dissero: “E’ come Papa Luciani”. Questo mi ha colpito; quindi anche per la gente che ha conosciuto Papa Luciani è stata questa l’impressione proprio per quella sua espressione e per quel suo modo di presentarsi. A mio avviso, credo ci siano consonanze molto profonde; per esempio, proprio il costante richiamo alla “misericordia”. Tratto caratterizzante di Luciani, distintivo di quel suo magistero, così suadente e suasivo, è stato proprio quello di aver saputo innanzitutto trasmettere con accenti di rara efficacia e di autentica umanità l’amore di Dio. Lui ha reso visibile - con la parola e con la vita - la tenerezza e la misericordia nel farsi prossimo a tutti. Legato a questo c’era l’umiltà.

D. – Era perfino il motto episcopale: l’humilitas…

R. – Sì, è quella che ci viene proprio da Cristo stesso, perché le altre virtù – anche in epoca classica – non sono propriamente cristiane. L’umiltà è quella che ha portato Cristo ed in questo tratto trovo molte analogie con Luciani. Luciani è stato il primo ad avere ed usare con forza l’oralità, quell’oralità che sembrava perduta nella Chiesa ed è anche la forza di Papa Francesco, come abbiamo visto nelle prediche mattutine e nel suo parlare. Quindi, il tono colloquiale era quella sapienza del porgere – ricercata anche dai Padri della Chiesa – quella forma dell’accessibilità che egli adottò per arrivare a tutti, come modulo espressivo più consono nella Chiesa che vuole essere “amica” degli uomini del suo tempo. Credo che Francesco completi, o porti avanti quello che Luciani aveva iniziato.







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