Siria: Usa pronti "a qualsiasi opzione". Damasco: via libera alle ispezioni Onu
Siria: sulla questione di un possibile intervento militare è scontro diplomatico tra
Iran e Stati Uniti. Secondo il segretario americano alla Difesa, Chuck Hagel, Washington
è pronta anche ad un’azione militare, qualora dal presidente Obama arrivasse l’ordine
di procedere. Immediata la razione di Teheran, che ha minacciato “dure conseguenze”
nel caso gli Stati Uniti oltrepassino “la linea rossa” in Siria. Intanto, le autorità
siriane hanno dato il via libera alle ispezioni Onu sui luoghi dove si sarebbe verificato
l'attacco chimico: un via libera, che la Casa Bianca ha definito tardivo e non credibile.
Il servizio di Davide Maggiore:
Gli Stati Uniti
“sono preparati ad attuare qualsiasi opzione” ha detto Hagel, aggiungendo che l’amministrazione
sta ancora valutando diversi elementi. Tra i punti all’esame della Casa Bianca ci
sono i dettagli dell’attacco che, nei giorni scorsi, ha ucciso circa 1200 civili nei
pressi di Damasco, questione su cui anche la Lega araba ha annunciato un vertice urgente.
Dati raccolti da agenzie di intelligence e anche da Medici senza Frontiere sembrano
confermare l’uso di armi chimiche: se la responsabilità dell’azione fosse definitivamente
attribuita al regime, un’operazione militare diventerebbe più probabile. In una nota
congiunta, Obama e il premier britannico Cameron hanno chiesto “una risposta seria”
della comunità internazionale e sulla stessa linea sono Francia e Turchia. Resta contraria
a un intervento armato la Germania, mentre il presidente israeliano Peres ha dichiarato
che armi chimiche “non possono restare” in Siria “che siano nelle mani di Assad o
di altri”. Nettissima, poi, la reazione iraniana: Teheran ha ritorto contro la Casa
Bianca proprio la metafora della “linea rossa” usata da Obama, intimando di non superarla.
Secondo il ministro dell’Informazione di Damasco la guerra “infiammerebbe tutto il
Medio Oriente”. E dal terreno arrivano anche le parole degli islamisti anti-regime
di al-Nusra, che minacciano di vendicare la strage di civili colpendo villaggi alawiti.