2013-08-25 08:40:36

Karzai in Pakistan per rilanciare il processo di pace con i talebani


Colloquio ieri a Kabul tra il presidente afghano, Hamid Karzai, e il premier italiano Letta, giunto per salutare le truppe italiane in Afghanistan. Oggi Karzai si reca nella capitale del Pakistan, Islamabad. Obiettivo della missione è il rilancio del processo di pace con i talebani, grazie anche al contributo del governo pakistano. Ma qual è il clima in cui avviene questo incontro, a meno di un anno dalla smobilitazione delle truppe Nato dall’Afghanistan? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Riccardo Redaelli, docente di Geopolitica all’Università Cattolica di Milano:RealAudioMP3

R. – I rapporti tra Karzai e Pakistan sono pessimi, un po’ per l’atteggiamento di Islamabad, che è assolutamente non collaborativo e continua a sostenere parte della galassia dei talebani, e un po’ perché a Karzai fa anche comodo caricare sul Pakistan molte colpe e molti dei fallimenti del suo governo. Vi è una pressione, da tempo, da parte della Nato e soprattutto da parte di Washington, perché questa ostilità si riduca e quindi si tengono periodicamente questi incontri. Il nodo fondamentale è come includere il Pakistan in un negoziato tra talebani e governo di Kabul, senza che, da un lato Karzai lo veda come un’interferenza eccessiva, senza dare troppo potere al Pakistan, ma anche senza emarginarlo: infatti, se c’è una cosa che è chiara, è che, senza l’accordo del Pakistan, non vi potrà mai essere alcuna intesa credibile tra talebani e il governo di Kabul.

D. – In che modo è possibile un inserimento dei talebani nelle istituzioni afghane, vista l’ideologia fondamentalista che in passato ha caratterizzato questo movimento?

R. – I talebani sono una realtà molto composita. Sotto questa etichetta c’è di tutto: dalla vecchia guardia ideologizzata, legata al mullah Omar, a gruppi tribali che agiscono sul territorio, a capi pashtun delle province insoddisfatte … insomma, c’è un po’ di tutto. Esiste un nucleo irriducibile, che io credo non sia possibile coinvolgere, perché sarebbe smentire tutto quello che è stato fatto in 12 faticosissimi e anche sanguinosi anni di sostegno al nuovo Afghanistan, ma esiste tutta una serie di capi tribali, di comandanti, di milizie che possono essere, in qualche modo, integrate. Certo, non è la soluzione ottimale, ma – come è ormai chiaro – la vittoria militare sui talebani non la si può avere. C’è una "instabile stabilità", ma questo non può andare avanti all’infinito; è evidente che bisognerà ottenere un accordo, non credo con tutti i talebani; più probabile invece il tentativo di coinvolgere gruppi locali talebani. Per certo, la condizione delle donne, la condizione dei diritti degli afghani non migliorerà sicuramente, da un accordo del genere.

Ultimo aggiornamento: 26 agosto







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