2013-08-25 10:36:48

Campagna per i diritti dell'embrione, Carlo Casini: verso il milione di firme


La campagna di sostegno all’iniziativa europea “Uno di noi” in difesa dei diritti dell’embrione umano non è andata in vacanza quest’estate, anzi l’impegno di raccolta firme si è intensificata in tutta l’area dell’Unione raggiungendo la quota di 900 mila adesioni. L’obiettivo è raccogliere almeno il milione di sottoscrizioni richiesto per legge, per dare il maggior peso politico possibile al riconoscimento formale del bambino non nato quale titolare di diritti umani. Luca Collodi ne ha parlato con il presidente del Movimento per la Vita in Italia, Carlo Casini:RealAudioMP3

R. – Sì, il traguardo è un milione di firme entro il primo di novembre, ma questo è veramente un traguardo minimo, un traguardo giuridico, cioè quello che rende obbligatoria la discussione in Parlamento sulle cose che noi chiediamo. In Parlamento è davanti alla Commissione europea, ma noi vorremmo dare forza a questa nostra richiesta, quindi ci auguriamo che le adesioni siano molto più numerose. Abbiamo davanti a noi ancora due mesi.

D. – La campagna “Uno di noi” chiede all’Europa di fermare gli esperimenti che eliminano gli embrioni umani. Che cosa sta succedendo al momento?

R. – Questa domanda specifica riguarda in particolare le famose cellule staminali embrionali, che non servono assolutamente a nulla. C’è una grande confusione: le cellule staminali sono cellule presenti in tutte le parti del corpo, molto utili per la ricerca e per guarire le malattie; ma mentre le cellule del corpo umano - diverse da quelle embrionali - già ora sono utilizzabili ed utilizzate di fatto, le cellule staminali dell’embrione nei primissimi giorni di vita – quando si trovano ancora in provetta – non servono assolutamente a nulla. Questo è un dato scientifico certo; eppure si continua, per ragioni ideologiche, a voler chiedere soldi all’Europa per sperimentare su queste cellule, perché se passa il fatto che con i soldi europei si possono distruggere gli embrioni, vuol dire che gli embrioni non sono esseri umani.

D. – Negli altri Paesi europei come sta andando la raccolta firme?

R. – Oggi sono 28 i Paesi dell’Unione Europea e la cosa bella è che in tutti i 28 si stanno raccogliendo firme. Il regolamento che disciplina questa materia dice che non basta un milione di firme, ma che le adesioni devono essere raccolte in almeno sette Paesi - non una sola firma ma un numero minimo – e questo numero minimo è stato già raccolto in dieci Paesi. Quindi, l’obiettivo è quello di raggiungere in tutti i 28 Paesi - dove già ci sono adesioni - il numero minimo, in modo che si possa dire che il consenso è generale per tutti i Paesi europei.

D. – Va di moda oggi “l’utero in affitto” in molti Paesi del mondo. A livello europeo come stiamo?

R. – Per fortuna l’affitto di utero in Europa non è permesso legalmente, almeno nell’Europa che io conosco, quella comunitaria. Proprio io, nel 1989, sono stato il promotore e relatore di una risoluzione che impegnava l’Europa a non consentire mai l’affitto di utero. Quindi, questo in Europa per ora non avviene. La maternità è una cosa troppo importante per diventare oggetto di commercio. In Europa non si consente che il corpo umano possa essere oggetto di commercio. Questo è ancora poco per riconoscere la vita umana di tutti, però è almeno qualche cosa; è un gradino per raggiungere nel tempo obiettivi più ambiziosi, come quello appunto di riconoscere il diritto alla vita di tutti fin dal concepimento, come chiede l’iniziativa “Uno di noi”.

D. – L’obiezione di coscienza resta un diritto per il cittadino italiano ed europeo?

R. – Sacrosanto! Stabilito a livello italiano dalla Costituzione, riconosciuto dalla Corte costituzionale; riconosciuto in Europa dall’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, di recente. Fortemente attaccata è l’obiezione di coscienza, in Italia ed in Europa, perché l’obiezione di coscienza del medico è fastidiosa per chi vorrebbe avere le “mani libere” sull’embrione. Per avere le “mani libere” bisogna credere o far credere che non si tratta di un essere umano ma di una cosa, che non è un soggetto ma un oggetto e, per far credere questo e per crederlo auto-ingannandosi, bisogna considerare “stupidi” coloro che dicono diversamente. Ecco perché l’aggressione contro l’obiezione di coscienza non è mirata a fare un maggior numero di aborti, ma è mirata ideologicamente ad impedire la testimonianza di coloro che se ne intendono sulla vita, ovvero i medici.







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