L'arcivescovo di Tunisi: i credenti di ogni fede rifiutino gli estremismi
La Chiesa in Tunisia ha proclamato per ieri, domenica, una giornata di preghiera e
digiuno per la pace nei Paesi arabi, teatro di violenze e scontri causati dall’instabilità
politica. Alle comunità cristiane è stato chiesto di esortare i fedeli a prendere
parte a questa iniziativa, pregando per cristiani e musulmani. Al microfono di Elisa
Sartarelli, mons. Ilario Antoniazzi, arcivescovo di Tunisi:
R. – E’ vero
che la Chiesa in Tunisia è una piccola Chiesa, però dal cuore grande. Non siamo assolutamente
insensibili a quello che succede nei Pesi arabi, prima di tutto perché la Tunisia
è un Paese arabo e ciò che capita ai nostri fratelli arabi – che siano cristiani o
musulmani – ci riguarda da vicino. Secondo, abbiamo assistito alla sofferenza dei
nostri fratelli cristiani in Egitto, in Libano, in Iraq, in tutti quei Paesi dove
i cristiani stanno soffrendo. Non voglio parlare di persecuzione, perché non c’è una
persecuzione vera e propria, però la sofferenza c’è. Per questo ci siamo sentiti in
obbligo di offrire preghiere e digiuno al Signore, affinché metta fine a tutto questo
e dia soprattutto la forza ai cristiani e ai nostri fratelli musulmani di arrivare
ad un accordo e di capire che, dopotutto, sono fratelli e che adorano tutti lo stesso
Dio. Siamo tutti figli dello stesso Dio e non c’è nessun motivo di combattere in una
tale maniera.
D. – Una domenica consacrata proprio alla preghiera e al digiuno
per la pace nel mondo arabo…
R. – Mi ha fatto piacere vedere che ci sono altri
Paesi arabi che hanno preso questa iniziativa e l’hanno poi adottata per i loro fedeli.
Come ho detto, siamo tutti figli dello stesso popolo - popolo arabo, cristiano e musulmano
- e la sofferenza rimane una sofferenza per tutti.
D. – Papa Francesco ha chiesto
di pregare per l’Egitto che sta vivendo una situazione difficile…
R. – E’ chiaro
che l’Egitto in questo momento deve aver un posto particolare delle nostre preghiere.
Abbiamo sentito quante chiese sono state bruciate e abbiamo anche visto come il popolo
cristiano egiziano si sia comportato con grande onore e non si sia mai vendicato.
Sta vivendo il Vangelo della sofferenza. Il Signore lo aveva già detto: “Sarete perseguitati
anche voi e, come io porto la mia croce, la dovrete portare anche voi”. Credo sia
giunto il momento per il popolo egiziano di portare la sofferenza per amore di Cristo
crocifisso e dobbiamo aiutarlo noi, con la nostra preghiera e con il digiuno, affinché
il Signore gli dia forza e coraggio. Preghiamo anche per i musulmani, perché anche
loro soffronrifuo e sono vittime di un’ideologia che non è quella del popolo musulmano,
che per natura è ancora un popolo fraterno al quale piace vivere in pace con tutti
quanti. Ci sono però delle ideologie che a volte ne approfittano e che portano i fedeli
all’estremismo. Questo noi lo rifiutiamo completamente, da qualsiasi parte venga.
D.
– Qual è la situazione della Tunisia in questo momento?
R. – Attualmente, a
livello politico, stiamo sul “chi va là”: la Costituzione non è stata ancora fatta
e non sappiamo che piega possa prendere. Sappiamo però che la maggioranza del popolo
vuole la pace e lo dice con coraggio, prendendo anche posizioni contro il governo
che a volte assume pieghe un po’ estremiste. Aspettiamo, viviamo giorno per giorno.
Anche qui c’è bisogno di un momento di preghiera per la pace, in modo che il futuro
sia di pace anche per la Tunisia.