Siria: per l’Onu “crimini contro l’umanità”se provato l'uso di armi chimiche. Un milione
i bimbi fuggiti dal Paese
Dichiarazioni di sdegno ed estrema preoccupazione per quanto sta accadendo in Siria.
La comunità internazionale, per una volta, si mostra compatta di fronte all’ipotesi
dell’impiego delle armi chimiche nel conflitto che, nella notte tra martedì e mercoledì,
vicino Damasco avrebbero provocato oltre 1300 vittime. Francia e Turchia spingono
per un intervento, cautela dagli Stati Uniti. L’Onu parla di conseguenze gravi in
caso di provato uso del gas nervino che costituirebbe “un crimine contro l’umanità”.
Il servizio di Marina Calculli:
Il segretario
generale dell’Onu Ban Ki-moon da Seoul alza i toni: se verrà accertato, l'uso di armi
chimiche sarebbe ''un crimine contro l'umanità'' una “violazione del diritto internazionale”,
“una sfida alla comunità internazionale nella sua totalità” . Ciò avrebbe ''gravi
conseguenze'' ha detto ancora il numero uno dell’Onu. Toni durissimi anche da parte
del presidente francese Hollande, mentre il suo ministro degli Esteri Fabius ha invocato
la necessità di una risposta armata. D’accordo anche la Turchia. Intanto dal Palazzo
di Vetro è in partenza per Damasco il vicesegretario Angela Kane. L’Onu vuole al più
presto che si faccia chiarezza. Anche il capo della Farnesina, Emma Bonino, ribadisce
l’importanza dell’indagine “perché – spiega il ministro – sul bombardamento chimico
la Russia dà una versione diversa, interessata o meno che sia”. Anche l’Iran, come
la Russia, respinge le accuse rivolte al governo di Asad e allude, semmai, ad una
presunta responsabilità dei gruppi quaedisti presenti nel paese. Intanto la drammatica
situazione in Siria accelera la fuga dal paese. L’Unicef lancia un nuovo allarme:
tra i rifugiati c’è un milione di bambini. Tra di essi circa 750mila hanno meno di
11 anni. L’Onu dunque ha chiesto al regime di Damasco di permettere agli ispettori,
presenti già nel Paese, di investigare su quanto accaduto nei sobborghi della capitale
siriana. Ma è plausibile il ricorso alle armi chimiche da parte di Assad? Al microfono
di Benedetta Capelli risponde Maurizio Simoncelli, vicepresidente di
Archivio Disarmo:
R. – In guerra,
purtroppo, avviene di tutto. In primo luogo, la prima vittima è la verità e quindi
tutte le informazioni che arrivano sulle stragi perpetrate da una parte e dall’altra,
vanno prese con estrema cautela. Pertanto, mi sembra giusto e doveroso che ci sia
una commissione internazionale veramente indipendente che appuri quello che è successo.
Detto questo, va ricordato che certamente la Siria è uno di quei Paesi che non ha
firmato la Convenzione sulle armi chimiche, e ha un arsenale di queste armi: ma non
è l’unico Paese che non ha firmato. Israele e Myanmar, per esempio, non l’hanno ratificata,
altri Paesi come Angola, Egitto, Corea del Nord, Sud Sudan non hanno firmato la Convenzione
… Né va dimenticato, però, che le armi chimiche – purtroppo – uccidono analogamente
ad un bombardamento di tipo convenzionale. Le vittime, in queste guerre senza confini,
senza limiti, combattute in modo anche terroristico sono per l’80 per cento civili.
D.
– In Siria, ci sono gli ispettori Onu che stanno valutando proprio l’uso di armi chimiche
in questo conflitto. Non è un caso che questo attacco arrivi proprio in concomitanza
con questa missione?
R. – Questo può essere, può rientrare in quella dietrologia
per cui può essere qualcun altro che l’ha usato per mettere in difficoltà il regime
che comunque riesce a resistere alla rivolta armata. Anche nel caso in cui fosse dimostrato
che Assad abbia usato le armi chimiche contro la propria popolazione, il che mostrerebbe
un cinismo pari a quello delle armi convenzionali, che cosa si vuole fare? Si vuole
mandare un nuovo corpo di spedizione militare ad incrementare il conflitto che c’è
in quel territorio? O si ritiene invece più opportuno cercare di fare un’azione diplomatica
sempre più stringente su tutte e due le parti? Non dimentichiamo, infatti, che i massacri
vengono compiuti da una parte e dall’altra, purtroppo …
D. – La Francia ha
affermato che se gli attacchi con armi chimiche in Siria fossero confermati e il Consiglio
di Sicurezza non riuscisse a prendere alcuna decisione, sarebbe necessario rispondere
con la forza. Siamo proprio ad un punto di svolta del conflitto, secondo lei?
R.
– Potrebbe essere: non è la prima volta che la Francia preme per un intervento militare
armato, diretto o indiretto. Da tempo si è detto che se fosse stato provato l’uso
delle armi chimiche, la comunità internazionale sarebbe intervenuta. Il problema è,
ancora una volta, che se le Nazioni Unite non decidono, decide qualcun altro al posto
loro: è un’ulteriore delegittimazione di questo organismo internazionale ma anche
rispetto all’Unione Europea. La posizione della Francia infatti non è la posizione
dell’Unione Europea, che non si è espressa in tal senso e quindi è anche un’ulteriore
delegittimazione – purtroppo – dell’Unione Europea.
D. – E la linea rossa di
Obama – intervento in Siria di fronte all’uso di armi chimiche – è stata, secondo
lei, oltrepassata?
R. – Può darsi che gli Stati Uniti vogliano in qualche modo
intervenire, ma almeno finora abbiamo visto un Obama molto prudente, tutto considerato,
rispetto a questa vicenda. Quello che sappiamo è che sicuramente c’è un sostegno di
forniture di armamenti, c’è un sostegno dal punto di vista della disponibilità di
consiglieri … ma non dimentichiamo che in quell’area si sta giocando una partita che
non è solamente locale, ma in cui c’entra l’Iran, c’entra la Russia – alleato storico
della Siria – e quindi il gioco è molto più complesso e la partita geopolitica è molto
più ampia.