Giornata contro la tratta. Suor Bonetti: il Papa ci dice che non possiamo restare
indifferenti
“Grida con forza e senza paura: no alla schiavitù”: è il vibrante appello contro la
tratta degli esseri umani che l’allora cardinale Jorge Mario Bergoglio, levò a Buenos
Aires nel settembre dell’anno scorso. La lotta a questa nuova forma di schiavitù è
stata tra gli impegni più forti portati avanti da Papa Francesco quando era arcivescovo
della capitale argentina. Ogni anno, il 23 agosto – Giornata internazionale per l’abolizione
della tratta di persone – il cardinale Bergoglio celebrava una Messa per le vittime
della tratta e lo faceva in una piazza della metropoli porteña. Un impegno che dunque
Papa Francesco prosegue in Vaticano con l’annuncio, ieri, del Convegno sulla tratta
che si terrà il prossimo novembre alla Casina Pio IV. Proprio su questa iniziativa,
Alessandro Gisotti ha raccolto il commento entusiasta di suor Eugenia Bonetti,
missionaria della Consolata, da sempre impegnata contro la tratta delle donne:
R. – Questo
ci ha riempito il cuore di tanta gioia: poter vedere anche un impegno maggiore a livello
di Chiesa e di Vaticano, anche, in modo particolare, che si sta realizzando. Veramente,
abbiamo la possibilità di fare emergere questo problema non solo da un punto di vista
di legislazione, ma soprattutto da un punto di vista di sensibilizzazione e di formazione,
perché la tratta di esseri umani dev’essere vista sotto diversi aspetti. Abbiamo tutti
una grande responsabilità e tutti la possibilità di spezzare gli anelli di questa
terribile catena. Secondo le ultime statistiche dell’Unicri, si parla di 21 milioni
di persone rese schiave ancora oggi …
D. – Quando era a Buenos Aires, il cardinale
Bergoglio ogni anno celebrava proprio il 23 agosto, Giornata internazionale contro
la tratta, una Messa in una piazza: si sente che non è qualcosa che lo tocca solo
superficialmente, è qualcosa che lo tocca nel profondo …
R. – Noi l’abbiamo
notato immediatamente, anche durante il primo messaggio di Pasqua quando lui ha parlato
della tratta di esseri umani come “nuove forme di schiavitù di questo secolo”, e l’ha
ripetuto due volte. Quindi, per noi questo era stato già il primo segnale che il Papa
era cosciente di questa terribile piaga che veramente distrugge la vita di tante persone
innocenti, di tante persone che hanno bisogno di aiuto, che si trovano nelle maglie
di questi trafficanti. Poi, nell’occasione dell’incontro del Pontificio Consiglio
per la pastorale dei migranti, un altro fortissimo richiamo che il Papa ha fatto,
dicendo: “Ribadisco che la tratta delle persone è un’attività ignobile nella quale
sfruttatori e clienti, a tutti i livelli, dovrebbero fare un serio esame di coscienza,
davanti a se stessi e davanti a Dio”. Quindi, ancora una volta lui ha messo anche
insieme non solo i trafficanti di persone, ma anche chi ci guadagna!
D. – Come
anche ha detto a Lampedusa: ha messo l’accento sul contrastare la globalizzazione
dell’indifferenza. Ecco, anche in questo caso, il richiamo non solo a chi sfrutta
ma anche ai cosiddetti “clienti” …
R. – Ma certamente! Io dico sempre: la nostra
indifferenza è già colpevolezza, perché noi veramente, in modo particolare come cristiani,
non possiamo accettare con indifferenza la situazione di migliaia e migliaia di persone
che anche nella nostra Italia – purtroppo! – sono vittime di sfruttamento, e in modo
particolare non solo per lavoro o per accattonaggio, ma soprattutto per la tratta
di esseri umani per sfruttamento sessuale. E qui, nell’80 per cento, sono donne e
minori: sono moltissimi, oggi, i minori vittime di questa tratta di esseri umani.
E allora, questa iniziativa del Vaticano l’accogliamo con gioia e con speranza, perché
davvero ci auguriamo di poter essere anche coinvolti come realtà, come Associazione
che da anni sta lavorando e lottando per restituire ad ogni persona la propria identità
e dignità, così come è stata voluta da Dio. Ecco: vorremmo poter essere parte di questa
organizzazione, di questo incontro per poter offrire il nostro contributo.