2013-08-23 14:32:04

Egitto: manifestazioni islamiste in tono minore, attaccato monastero ad Al-Minya


Alcune migliaia di manifestanti pro-Morsi si sono riversati nelle strade ieri in Egitto: ma non c'è stata quella mobilitazione che si aspettavano i Fratelli musulmani. Scontri si sono verificati a Giza e al Cairo, blindata per le marce islamiste; a Mansoura la polizia ha aperto il fuoco sulla folla per disperderla. Massima tensione nella città di Tanta dove è di almeno un morto e 14 feriti il bilancio degli scontri. Tuona il presidente Usa Obama che ribadisce: nessun aiuto all’Egitto se le azioni vanno contro i nostri valori e ideali. La polizia intanto ha arrestato 19 esponenti dei Fratelli Musulmani. In questo quadro, che prospettive hanno i Fratelli musulmani? A Davide Maggiore risponde, dal Cairo, il giornalista Cristiano Tinazzi:RealAudioMP3

R. - Sono isolati in una grande città come può essere Il Cairo, però in tante zone del Paese hanno comunque ancora dei bastioni - hanno ancora la maggioranza - soprattutto nella zona del Sinai, al Sud Ovest del Paese, nelle zone beduine, nelle aree che sono al confine con la Libia e in altre che sono a Nord. Fino ad oggi, le forze dell’ordine hanno arrestato circa 75 dirigenti. Se si continua di questo passo, credo che la Fratellanza entrerà in clandestinità; è l’unica soluzione che hanno per poter sopravvivere. La Libia, comunque, già nelle settimane scorse, ancora prima della deposizione di Morsi, aveva lanciato un invito alla Fratellanza per andare in Libia. Questo è stato un messaggio lanciato dalla Fratellanza Musulmana libica e da altre formazioni salafite che comunque sono all’interno del governo libico.

D. - L’altra notizia è che si è aperta un’inchiesta contro i fondatori del movimento "Tamarod", i ribelli anti-Morsi. Cosa significa questo?

R. - C’è da specificare che è stato un comune cittadino - un partigiano di Mubarak, a quanto pare - a fare la denuncia e la procura è stata quindi obbligata ad aprire un’inchiesta nei confronti di "Tamarod". Sembra che in questa situazione - comunque - i militari stiano cercando di giocare su più tavoli; il primo è quello contro i Fratelli Musulmani, il secondo è contro l’ex vice presidente Baradei e il terzo è quello - che sembra profilarsi adesso - contro il movimento "Tamarod". Credo che non possano permettersi di giocare su questo terzo tavolo perché è quello più importante, quello dei ragazzi della rivoluzione. Credo che l’esercito e la polizia sappiano benissimo che non possono comportarsi come si comportano con i Fratelli Musulmani. Non credo che attueranno le stesse pratiche che possono utilizzare contro altri elementi politici.

D. - Quali sono le condizioni per voi giornalisti, per chi cerca di fare informazione in Egitto in questo momento?

R. - Sono abbastanza difficili: primo, perché lo Stato egiziano in questo momento sta creando delle difficoltà per quanto riguarda la concessione degli accrediti stampa ai giornalisti stranieri; l’intelligence tende a controllare maggiormente le credenziali nonostante le lettere firmate dalla propria ambasciata. Secondo, per la difficoltà a lavorare in strada: si può essere continuamente fermati dalla polizia e dalle forze dell’ordine, perché la percezione che si ha del giornalista straniero in questo momento in Egitto, è quella di una persona che da una parte è apertamente schierato con la Fratellanza, per cui è un bugiardo - e diversi giornalisti hanno rischiato il linciaggio in mezzo alle manifestazioni dei giorni scorsi - dall’altra parte, però, anche la Fratellanza e altre formazioni pro-Morsi non sono tanto favorevoli nei confronti della stampa quando il giornalista magari si mette a raccontare o fotografare cose che per loro possono essere negative. Insomma, non c’è più nessun tipo di garanzia da parte della popolazione nei confronti dei giornalisti.







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