Cisl: serve soluzione reale per i precari della Pubblica amministrazione
Via libera dal Consiglio dei Ministri alla stabilizzazione dei precari nella scuola.
Il ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza potrà assumere 672 dirigenti scolastici
e 11268 unità di personale docente ed educativo. Approvato anche un disegno di legge
per la ratifica dell'accordo fra Italia e Stati Uniti sul rafforzamento della cooperazione
nella prevenzione e nel contrasto di gravi forme di criminalità. La riunione dei
ministri è stata poi sospesa e aggiornata a lunedì per un approfondimento dei testi
riguardanti una serie di provvedimenti di razionalizzazione della Pubblica amministrazione.
Fra questi l’atteso disegno di legge per la stabilizzazione dei precari di questo
settore. Marco Guerra ha raccolto il commento di Fulvio Giacomassi,
responsabile dell’area pubblico impiego della Cisl:
R. - La soluzione
che sta emergendo circa i precari della pubblica amministrazione - cioè quella di
dar loro nei concorsi e nelle graduatorie per le assunzioni con una quota riservata
di tutela del 50% - è sicuramente positiva; sempre che il lavoratore sia interessato
al concorso nella sua amministrazione dove deve aver lavorato almeno per tre anni.
È una soluzione che dà comunque una risposta; si tratterà poi di vedere esattamente
quali figure sono interessate, non solo a tempo determinato ma anche Co.Co.Co., il
lavoratore “somministrato”; cioè devono essereconsiderate più figure. Teniamo
conto che noi abbiamo più di 100 mila persone interessate nel lavoro precario della
pubblica amministrazione.
D. – Quindi, in tempi di crisi la stabilizzazione
dei precari della pubblica amministrazione è comunque una boccata di ossigeno sul
fronte dell’occupazione…
R. – Il tema è molto sentito, anche perché si tratta
di lavoratori che in questi anni di blocco del “turnover” hanno davvero contribuito
a far fronte ai servizi, alle attività della pubblica amministrazione. Stiamo parlando
di più di 100 mila persone non solo a livello ministeriale-centrale ma anche a livello
di enti locali; mi riferisco per esempio alla sanità dove c’è una presenza abbastanza
massiccia con contratto a tempo determinato ed un’altra parte che ha una collaborazione
coordinata continuativa e c’è anche una quota di lavoratori assunti attraverso la
somministrazione. Si è arrivati a questo punto perché c’è stato il blocco del “turnover”
che ha generato una perdita di 362 mila posti di lavoro negli ultimi dieci anni, 200
mila dei quali solo negli ultimi quattro anni. Nelle varie amministrazioni hanno provveduto
alla perdita di personale attraverso l’utilizzo di questo lavoro flessibile.
D.
– C’è poi tutto il mondo delle società “partecipate” dalle amministrazioni pubbliche
con migliaia di persone con contratti atipici…
R. – C’è ormai un cambiamento
talmente profondo che la struttura della pubblica amministrazione - che ha un assetto
sulle persone e sul lavoro – non è capace di affrontarlo in assenza di una strumentazione
adeguata. Strumentazione che dia la possibilità di affrontare la mobilità; possibilità
di affrontare il tema della formazione, dell’aggiornamento professionale; possibilità
di discutere quali sono le figure del lavoro flessibile che vengono inserite; la possibilità
di destinare ai lavoratori una parte dei risparmi dei piani di riorganizzazione. In
assenza di questa strumentazione non c’è la possibilità di affrontare tali processi.