Il regime siriano nega il ricorso alle armi chimiche. Parigi: se attacco confermato,
usare la forza
Una grave escalation del conflitto in Siria. Così l’Onu ha commentato il possibile
impiego di armi chimiche nel Paese, dopo la denuncia dell’opposizione di un attacco
con gas nervino, vicino Damasco, che avrebbe provocato oltre 1200 morti. “Si tratterebbe
di un suicidio politico”, replica il governo siriano che, secondo Mosca, sarebbe pronto
alla massima collaborazione con gli ispettori Onu presenti nel Paese. Proprio alle
Nazioni Unite si è rivolta la Lega Araba chiedendo di convocare d'urgenza una sessione
del Consiglio di Sicurezza per adottare il cessate il fuoco. Da parte sua, il ministro
degli Esteri francese, Laurent Fabius, ha affermato che se gli attacchi con armi chimiche
in Siria fossero confermati, sarebbe necessario rispondere con la forza. Ma è plausibile
il ricorso alle armi chimiche da parte di Assad? Al microfono di Benedetta Capelli
risponde Maurizio Simoncelli, vicepresidente di Archivio Disarmo:
R. – In
guerra, purtroppo, avviene di tutto. In primo luogo, la prima vittima è la verità
e quindi tutte le informazioni che arrivano sulle stragi perpetrate da una parte e
dall’altra, vanno prese con estrema cautela. Pertanto, mi sembra giusto e doveroso
che ci sia una commissione internazionale veramente indipendente che appuri quello
che è successo. Detto questo, va ricordato che certamente la Siria è uno di quei Paesi
che non ha firmato la Convenzione sulle armi chimiche, e ha un arsenale di queste
armi: ma non è l’unico Paese che non ha firmato. Israele e Myanmar, per esempio, non
l’hanno ratificata, altri Paesi come Angola, Egitto, Corea del Nord, Sud Sudan non
hanno firmato la Convenzione … Né va dimenticato, però, che le armi chimiche – purtroppo
– uccidono analogamente ad un bombardamento di tipo convenzionale. Le vittime, in
queste guerre senza confini, senza limiti, combattute in modo anche terroristico sono
per l’80 per cento civili.
D. – In Siria, ci sono gli ispettori Onu che stanno
valutando proprio l’uso di armi chimiche in questo conflitto. Non è un caso che questo
attacco arrivi proprio in concomitanza con questa missione?
R. – Questo può
essere, può rientrare in quella dietrologia per cui può essere qualcun altro che l’ha
usato per mettere in difficoltà il regime che comunque riesce a resistere alla rivolta
armata. Anche nel caso in cui fosse dimostrato che Assad abbia usato le armi chimiche
contro la propria popolazione, il che mostrerebbe un cinismo pari a quello delle armi
convenzionali, che cosa si vuole fare? Si vuole mandare un nuovo corpo di spedizione
militare ad incrementare il conflitto che c’è in quel territorio? O si ritiene invece
più opportuno cercare di fare un’azione diplomatica sempre più stringente su tutte
e due le parti? Non dimentichiamo, infatti, che i massacri vengono compiuti da una
parte e dall’altra, purtroppo …
D. – La Francia ha affermato che se gli attacchi
con armi chimiche in Siria fossero confermati e il Consiglio di Sicurezza non riuscisse
a prendere alcuna decisione, sarebbe necessario rispondere con la forza. Siamo proprio
ad un punto di svolta del conflitto, secondo lei?
R. – Potrebbe essere: non
è la prima volta che la Francia preme per un intervento militare armato, diretto o
indiretto. Da tempo si è detto che se fosse stato provato l’uso delle armi chimiche,
la comunità internazionale sarebbe intervenuta. Il problema è, ancora una volta, che
se le Nazioni Unite non decidono, decide qualcun altro al posto loro: è un’ulteriore
delegittimazione di questo organismo internazionale ma anche rispetto all’Unione Europea.
La posizione della Francia infatti non è la posizione dell’Unione Europea, che non
si è espressa in tal senso e quindi è anche un’ulteriore delegittimazione – purtroppo
– dell’Unione Europea.
D. – E la linea rossa di Obama – intervento in Siria
di fronte all’uso di armi chimiche – è stata, secondo lei, oltrepassata?
R.
– Può darsi che gli Stati Uniti vogliano in qualche modo intervenire, ma almeno finora
abbiamo visto un Obama molto prudente, tutto considerato, rispetto a questa vicenda.
Quello che sappiamo è che sicuramente c’è un sostegno di forniture di armamenti, c’è
un sostegno dal punto di vista della disponibilità di consiglieri … ma non dimentichiamo
che in quell’area si sta giocando una partita che non è solamente locale, ma in cui
c’entra l’Iran, c’entra la Russia – alleato storico della Siria – e quindi il gioco
è molto più complesso e la partita geopolitica è molto più ampia.