2013-08-21 11:49:25

Padre Pepe: Papa Francesco ci insegna che il povero ha molto da dirci su Dio


“Papa Francesco: con la Lumen Fidei alle periferie dell’esistenza”: è il titolo di una tavola rotonda tenutasi al Meeting di Rimini. Tra i relatori anche padre José Maria di Paola, conosciuto come “padre Pepe”, figura molto legata a Jorge Mario Bergoglio. Il sacerdote argentino che vive in una villa miseria, una favela di Buenos Aires, racconta la sua esperienza al microfono del nostro inviato a Rimini, Luca Collodi:RealAudioMP3

R. – Nosotros vivimos en los barrios...
Noi viviamo nei quartieri, nelle baraccopoli, che forse conoscerete meglio come favelas. Viviamo vicino alla gente e la accompagniamo nella sua vita e nel suo lavoro. E’ un lavoro sia spirituale che sociale: le due cose vanno insieme. E’ una forma di vivere il sacerdozio, direi anche un carisma, che molti di noi sacerdoti di Buenos Aires hanno vissuto, in maniera speciale in questi anni. Sono più di 40 anni che esiste il gruppo dei sacerdoti per le "favelas di emergenza". Tutto è iniziato nello stile francese dei "sacerdoti operai". Poi le stesse persone delle favelas hanno chiesto ai sacerdoti che si fermassero a vivere nelle baraccopoli e che ci fosse un sacerdote come in tutti gli altri quartieri.

D. – La tua esperienza, padre Pepe, privilegia una Chiesa semplice...

R. – Seguro, creo que nuestra misión...
Sicuro, credo che la nostra missione, vicina a questo quartiere, a questa favela, faccia sì che noi conosciamo molto bene la gente con la quale viviamo. Noi ci fermiamo di fronte alla realtà del povero, non solamente di fronte a qualcuno che dobbiamo aiutare, ma di fronte a qualcuno da cui dobbiamo imparare. Questo è scritto nella Bibbia ed è parte della nostra fede, della predicazione di Cristo, dell’Antico Testamento. Il povero ha molto da dirci su Dio e per questo la religiosità della gente è molto semplice e non dobbiamo complicarla.

D. – C’è il problema della droga all’interno delle villas...

R. – Sì, uno dei problemi che abbiamo è quello della droga. Il narcotraffico cerca sempre di nascondersi nei luoghi più favorevoli. I narcotrafficanti non appartengono alla favela, che è un luogo che forse potrebbe essere definito come la prima vittima della droga. Per questo noi nella “Favela 21” facciamo un lavoro di prevenzione e recupero, con un certo spirito tipico di don Bosco, dell’Oratorio di don Bosco, e che ora si è esteso ad altre favelas, e abbiamo iniziato un cammino che vuole avvicinarci, in modo che se vediamo qualcuno che offre droga o un’arma ad un ragazzo, noi gli si possa offrire un cammino sano e si posssa aiutare a recuperarsi colui che è caduto nella droga.

D. – Chi è Papa Francesco? Come si può spiegare Papa Francesco ad un cittadino europeo, occidentale?

R. – Primero, a nostros no nos sorprende...
Primo, a noi non ci sorprende il modo di comportarsi di Papa Francesco, perché continua ad essere Bergoglio. Le azioni che ha compiuto a Buenos Aires adesso vediamo con gioia che le compie per la Chiesa nel mondo. Noi, quando l’hanno eletto, pensavamo a quando era stato al nostro fianco, nei momenti buoni e nei momenti difficili – di fronte alla minaccia dei narcotrafficanti, nelle riunioni nella favela: era presente in tutti i momenti - credo che questa esperienza che abbiamo avuto in Buenos Aires, oggi la viva il mondo. Ci rallegriamo perché pensiamo che il sacerdote, la religiosa, il laico, che lavorano in realtà simili alla nostra, davvero hanno un Papa che li comprende, che li guida. Gli aspetti principali della Chiesa saranno nella Messa di tutti i giorni.







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