Ipotesi crisi di governo. Campiglio: l'ultima cosa di cui l'Italia ha bisogno
Una crisi di governo per l’Italia sarebbe negativa per tutta l'Europa: ad affermarlo
al Meeting di Rimini è stato il presidente del Parlamento europeo Schulz: “senza un’Italia
stabile - ha detto - non può esserci un’Europa stabile”. Ma quali sarebbero le conseguenze
prima di tutto per l’economia in lenta ripresa, di una eventuale caduta del governo
Letta? Adriana Masotti lo ha chiesto a Luigi Campiglio, economista dell’Università
Cattolica di Milano:
R. - Dal punto
di vista economico, la caduta di un governo è di rado un fatto positivo. Nel caso
del governo Letta, non lo è sicuramente perché questo significherebbe interrompere
un cammino complicato sul piano politico - nel quale non entro - ma certamente con
qualche speranza e prospettiva per il futuro che è appena iniziato. Quindi, interromperlo
adesso significherebbe ricominciare tutto da capo. Questa è l’ultima cosa di cui abbiamo
bisogno.
D. - Che cosa potrebbe voler dire, invece, per l’Europa un’instabilità
politica italiana?
R. - I fronti di instabilità politica che si stanno aprendo
a causa di una recessione così prolungata in Europa, e soprattutto in Italia, sono
tanti. Finché si tratta di Paese piccoli, dal punto di vista della dimensione, della
rilevanza, le questioni sono anche gestibili e risolvibili. Nel caso dell’Italia non
va dimenticato che nonostante tutti i nostri problemi, continuiamo ad essere un Paese
centrale sul piano dell’industria manifatturiera, dei rapporti con la Germania - tra
l’altro - e la Francia. Un’instabilità avrebbe sicuramente una ripercussione molto
negativa sul resto dell’Europa. Abbiamo purtroppo sperimentato in questi ultimi due
o tre anni gli effetti di contagio da un Paese all’altro; fino ad ora il contagio
lo abbiamo subito, in particolare da parte della Grecia, della Spagna … Sarebbe un
po’ un paradosso che a questo punto fossimo noi l’origine del contagio.
D.
- Oggi, da Vienna, Letta ha parlato del prossimo impegno che riguarda l’Italia, cioè
il semestre Ue dell’anno prossimo. In vista di questo ha detto: “Sarebbe paradossale
se l’Italia si avvitasse in questioni di politica interna”…
R. - È un impegno
importante. Capisco - da cittadino - che il mosaico politico in questo momento non
è semplice, ma vorrei anche aggiungere che la preoccupazione che tanti dimostrano
per il bene comune del Paese, se ha una sostanza, è questo il momento per dimostrarlo
con atti e decisioni conseguenti. Noi possiamo certamente fare di più e meglio. Credo
che sarebbe veramente un danno per il Paese - e non per il bene comune, quindi, ma
per il male collettivo a questo punto - perdere l’appuntamento con il semestre europeo
durante il quale con maggior forza noi possiamo far sentire la voce dell’Italia certamente,
ma anche degli altri Paesi. La stessa Francia ha problemi di aggiustamento di bilancio
molto più marginali dei nostri, ma comunque c’è una preoccupazione comune europea
che “stacca” , per così dire, la Germania rispetto agli altri Paesi. La Germania è
un grande Paese amico che deve essere convinto non da un singolo Paese, ma dalla comunità
dei Paesi, che le sue fortune potrebbero diventare problemi se continuasse ad avere
un’ottica esclusivamente nazionale. Credo che qualcosa cambierà, e il semestre italiano
- da questo punto di vista - è un’occasione da non perdere.