Weiler: Benedetto XVI ha dato un contributo coraggioso e profondo per la libertà
religiosa
“Persona, politica e giustizia nei grandi discorsi di Benedetto XVI”: è il titolo
di una tavola rotonda svoltasi, ieri, al Meeting di Rimini. Un evento che ha sottolineato
la ricchezza del magistero di Papa Ratzinger su questi temi. Uno dei relatori è stato
il giurista ebreo Joseph Weiler che – al microfono del nostro inviato, Luca
Collodi – si sofferma sul contributo offerto da Benedetto XVI e Giovanni Paolo
II per promuovere la libertà religiosa:
R. – C’è chi
pensa cosa ci si aspetta da un Papa? Che un Papa parli della libertà religiosa, come
un sindacalista parlerà della libertà di sciopero. Ma non è così. Giovanni Paolo II
e Papa Benedetto non solo sono persone profonde, ma anche coraggiose. Tutti e due,
infatti, nel definire la libertà religiosa hanno incluso la libertà dalla religione,
cioè la libertà di dire “no” a Dio. Perché è così fondamentale? Una proposizione religiosa
semplice: Dio non vuole che la gente lo segua per coercizione. Bisogna essere uomini
con responsabilità morale e libera scelta. Sì all’imitatio Dei, ma voluta,
volontaria. Per questo la libertà religiosa è così fondamentale: perché comporta essere
una persona umana.
D. – Come si presenta oggi questa fondamentale libertà religiosa
nel panorama delle religioni nel mondo?
R. – Anche qui: sono due Papa coraggiosi,
e parlo soprattutto di Benedetto XVI. Si torna a Ratisbona e non solo al famoso discorso,
ma anche alla sua omelia. In realtà, infatti, anche se il mondo laico parla delle
religioni, ci sono grandi differenze. E qui c’è una differenza tra la normativa cristiana
e quella ebrea e musulmana. Nel discorso di Ratisbona, Benedetto insiste: "Noi cristiani,
dopo il Concilio Vaticano II, entrando nella piazza pubblica, la sola normativa che
cerchiamo di imporre al popolo è quella che è radicata nella ragione e non sulla rivelazione".
E’ vero che Dio dice: “Non uccidere” nel Decalogo, ma il cristiano dice che anche
una persona non credente può capire la logica e la ragione di non uccidere.