Pakistan: l’ex presidente Musharraf incriminato per l'omicidio di Benazir Bhutto
L'ex presidente e capo delle forze armate pachistano Pervez Musharraf è stato formalmente
incolpato per l'assassinio di Benazir Bhutto, già premier e leader dell’opposizione,
uccisa nel dicembre del 2007 in un attentato durante un comizio elettorale. Il processo,
iniziato oggi con la lettura dei capi d’imputazione, rappresenta un evento cruciale
in un Paese governato per oltre trent’anni dai militari. Marco Guerra ne ha
parlato con il direttore di AsiaNews, padre Bernardo Cervellera:
R. – La cosa
curiosa è che Musharraf era venuto in Pakistan, mesi fa, per partecipare alle elezioni,
sperando di prendere il potere come presidente. Invece, non è stato trovato degno
di partecipare, perché ha a suo carico, appunto, delle accuse molto forti per diverse
cose che sono accadute durante la sua presidenza, e si è trovato agli arresti domiciliari.
In più, è stato accusato di tutti questi fatti di corruzione, di partecipazione all’assassinio
di Benazir Bhutto …
D. – In che contesto si inserisce l’avvio di questo processo
a Musharraf?
R. – Diciamo che è in una situazione in cui il Pakistan sta cercando
di trasformarsi, in cui ci sono tre elementi di forza: da una parte, il partito di
Nawaz Sharif, che cerca un islamismo magari un po’ più "delicato" del solito, però
sempre islamismo è... L’altro è il partito laico, che era di Benazir Bhutto, e che
però è senza grandi leader, e il terzo elemento è l’esercito che ha una parte dell’economia
nelle sua mani, e poi è quello che riceve aiuti dagli Stati Uniti perché sostiene
che lotta contro il terrorismo, sebbene ormai sia verificato in tanti casi che, in
realtà, con i talebani fanno sempre accordi in modo tale da non "pestarsi i piedi",
lasciando liberi i talebani di prendersi parte del Pakistan.
D. – A proposito
dell’esercito: molti leggono questo processo come il tentativo di cancellare l’eredità
di 30 anni di potere dei militari …
R. – Non penso sia possibile, perché io
trovo che l’esercito in questi Paesi islamici abbia una storia molto forte e una presenza
nella società non solo a livello di armati, ma anche all’interno della politica e
all’interno dell’economia. Quindi, è molto difficile scalzarlo. Però, si può cercare
di ridurlo ad una maggiore ragionevolezza.
D. – Nel ’99 Muharraf rovesciò il
governo Sharif; il ritorno al potere di quest’ultimo può spiegare queste accuse?
R.
– In parte sì, perché Nawaz Sharif naturalmente era stato costretto all’esilio e adesso
gliela "fa pagare". Sebbene, appunto, più che una condanna è probabile che anche Musharraf
ritornerà in esilio. C’è anche un’altra cosa: che tutto il mondo dei giuristi è contro
Musharraf, perché lui si è schierato contro la Corte Suprema in un braccio di ferro
a suo tempo molto, molto forte.
D. – Nel Paese resta il dramma legato ai diritti
delle minoranze, in particolare mi riferisco anche alla legge sulla blasfemia. Su
questo fronte ci sono novità?
R. – Non ci sono molte novità, perché – appunto
– il governo di Nawaz Sharif è sostenuto da gruppi islamisti molto decisi e quindi,
anche se Nawaz Sharif vorrebbe essere il presidente di tutti i pakistani, poi – di
fatto – non potrà, secondo me, cambiare alcune cose qualificanti proprio l’impegno
islamista, tra cui la legge sulla blasfemia, le leggi sull’adulterio, le pene contro
le donne, eccetera. E’ molto difficile perché, ormai, fanno parte della mentalità
islamica in Pakistan.