2013-08-20 08:06:22

Egitto: arrestato leader dei Fratelli Musulmani, imminente scarcerazione di Mubarak


In Egitto non accenna a diminuire la protesta dei Fratelli Musulmani, che chiedono il reintegro del deposto presidente Morsi. Arrestati: la guida suprema dei Fratelli Musulmani, Mohamed Badia e il portavoce dell'Alleanza delle formazioni pro-Morsi Youssef Talaat. Uccisi ieri nel Sinai 27 poliziotti. Intanto, sorprende la notizia dell’imminente scarcerazione dell’ex rais Hosni Mubarak, mentre la comunità cristiana è sempre più preoccupata per il coinvolgimento nelle violenze di questi giorni. Dal Cairo, Giuseppe Acconcia:RealAudioMP3

L’ex presidente egiziano, Hosni Mubarak, potrebbe essere rilasciato nelle prossime ore. È stato il suo avvocato Farid al-Dib a parlare di possibili arresti domiciliari in seguito al proscioglimento, stabilito dalla Corte del Cairo, in merito alle accuse di corruzione. Tuttavia Mubarak potrebbe rimanere in carcere in relazione al processo in corso per guadagni illeciti e per donazioni al quotidiano filogovernativo Al-Ahram. In riferimento agli incendi di chiese cristiane degli ultimi giorni, Rafiq Greiche - portavoce dei vescovi cattolici egiziani - in un’intervista all’agenzia Fides ha sottolineato che “non si tratta di una guerra civile”. Greiche ha aggiunto che cristiani e musulmani si sono adoperati insieme per domare le fiamme. Dal canto suo il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban ki-Moon, ha chiesto un’inchiesta completa sulla morte in Egitto di 37 detenuti, affiliati dei Fratelli Musulmani, asfissiati dai gas lacrimogeni nel corso di un presunto tentativo di evasione, nella notte di domenica scorsa. Mentre il procuratore generale Hisham Barakat ha annunciato provvedimenti di detenzione preventiva per oltre 360 esponenti della Fratellanza. Infine, il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha avanzato dubbi sulla possibilità, annunciata dal premier ad interim Hasem Beblawi di mettere al bando il partito dei Fratelli Musulmani.


Sulla crisi egiziana abbiamo raccolto il commento di Gabriele Iacovino responsabile analisti del Centro Studi Internazionali. L'intervista è di Massimiliano Menichetti: RealAudioMP3

R. – Questo scontro per ora non sembra avere soluzioni; sta diventando sempre più una crisi che va a minare alle basi e la solidità dell’Egitto, un Paese importante non solo per l’area mediorientale, ma anche per tutto il bacino Mediterraneo.

D. – Questa crisi fa pensare a quella del 1952, la detronizzazione del re egiziano Farouk: allora, l’esercito e la Fratellanza musulmana agirono insieme, a capo della Fratellanza c’era il generale Naguib che poi, come Morsi, venne destituito dopo un anno di potere …

R. – Dalla salita al potere di Nasser in poi, nei confronti della Fratellanza da parte dell’esercito – o comunque del regime – c’è sempre stato un controllo, una chiusura che solo negli anni del regime di Mubarak si è andata ammorbidendo, facendo sì che anche gli esponenti della Fratellanza musulmana – non organizzati in partito, ma come indipendenti – potessero partecipare alle elezioni. In queste settimane, lo scontro è aperto anche perché la Fratellanza, dopo la caduta di Mubarak, ha visto la possibilità di un percorso verso l’islamizzazione della politica. E naturalmente il colpo di Stato da parte dell’esercito ha di nuovo riacceso la dinamica di scontro tra i militari e la Fratellanza.

D. – I militari, lo ricordiamo, in Egitto gestiscono i gangli vitali dell’economia: in un certo qual modo hanno, da sempre, guidato il Paese, anche se non direttamente …

R. – Il potere dell’esercito egiziano è al di là del potere istituzionale. Si parla della gestione di industrie che vanno dall’imbottigliamento dell’acqua all’assemblaggio delle automobili, quindi un quadro economico a 360 gradi. Da qui, il peso dell’esercito: presente sia nella caduta di Mubarak, sia nella destituzione di Morsi dopo un anno di governo in cui sia la Fratellanza musulmana, sia l’opposizione politica alla Fratellanza musulmana non sono state in grado di riavviare le dinamiche istituzionali e democratiche del Paese.

D. – La situazione egiziana ha ricadute pesanti anche in altri Stati come Arabia Saudita, Kuwait, Emirati Arabi, Qatar, da una parte; vediamo anche le preoccupazioni degli Stati Uniti e della Russia …

R. – Per anni l’Egitto e l’Arabia Saudita si sono contesi lo scettro di potenza della regione mediorientale, e le difficoltà delle istituzioni egiziane in questo momento destabilizzano l’intera area. Ci sono anche Paesi come il Qatar che hanno scommesso sulla Fratellanza musulmana in Egitto, per diventare un nuovo protagonista; ma la crisi pone problematiche e interrogativi anche per gli Stati Uniti che, nel corso degli ultimi 20 anni, hanno sempre avuto nell’Egitto uno dei capisaldi della politica nell’intera regione.

D. – In questo quadro, anche gli incontri dell’Unione Europea per decidere una posizione contro la crisi?

R. – A livello europeo si parla di possibili sanzioni economiche nei confronti dell’Egitto. Questa decisione però potrebbe avere come risultato un ulteriore aggravio della situazione economica. Il rischio è che le difficoltà siano sfruttate da chi guarda a quel jihadismo globale, il cui punto fondamentale è al Qaeda, per destabilizzare ulteriormente l’Egitto e prendere il sopravvento nel Paese.







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