Egitto: arrestati i leader dei Fratelli musulmani, Mubarak forse libero domani
Sul fronte della cronaca, dall’Egitto si registra ancora alta tensione. Le autorità
del Cairo hanno arrestato sia il capo dei Fratelli musulmani, Badie, sia il portavoce
dell'alleanza pro-Morsi, Talaat. Ma la Fratellanza islamica ha subito indicato il
nuovo leader provvisorio e si prepara a nuove manifestazioni di piazza. La diplomazia
internazionale intanto è al lavoro per trovare una soluzione politica condivisa e
l’Onu torna a chiedere l’autorizzazione per l’invio di esperti di diritti umani. Il
servizio di Gabriella Ceraso:
E’ pugno
di ferro delle autorità egiziane contro i vertici degli oppositori al regime. La notizia
dell’arresto notturno di Mohammed Badie viene dalla tv di Stato: 70 anni, il leader
dei Fratelli Musulmani in carcerazione preventiva di 15 giorni, è accusato di incitazione
alla violenza e omicidio. Durante il blitz, nella zona di Nasr City, in manette con
lui è finito anche Youssef Talaat il portavoce dell'Alleanza delle formazioni pro-Morsi
che anche stanotte hanno continuato a manifestare violando il coprifuoco in almeno
4 città del Paese. “Badie è solo uno dei membri della Fratellanza musulmana", minimizza
uno dei portavoce del partito islamista, che ha già nominato Mahmud Ezzat, detto "la
volpe”, successore provvisorio di Badie. Quest’ultimo ora è nel carcere di Torah,
lo stesso da dove forse domani uscirà l'ex rais Mubarak dopo che la Corte d'Assise
del Cairo avrà esaminato il ricorso contro la sua carcerazione. Intanto, il lavoro
della diplomazia sembra procedere a rilento. Dagli Usa rimbalza la voce che Obama
avrebbe deciso, in modo segreto, di sospendere temporaneamente l'invio di armi all'esercito
egiziano e alcune forme di aiuti economici. Analoga decisione potrebbe arrivare domani
da Bruxelles, anche se tuttora non c’è accordo, tra i ministri degli Esteri: comunque
sia l’Arabia saudita e altri Paesi arabi sarebbero pronti a compensare qualunque taglio
occidentale.
E sul significato politico della possibile scarcerazione dell’ex
rais Hosni Mubarak e, contemporaneamente, dell’arresto, da parte del governo militare
ad interim, dei vertici della Fratellanza musulmana, Giancarlo La Vella
ha intervistato Ugo Tramballi, del “Sole 24 Ore”, raggiunto telefonicamente
al Cairo:
R. – Intanto,
la notizia viene da una fonte interessata: non è stata confermata da ambienti giudiziari
né politici. Cioè, viene dall’avvocato difensore di Mubarak che potrebbe essere messo
agli arresti domiciliari ma soprattutto in qualche modo riabilitato politicamente:
non nel senso che tornerebbe a fare politica, ma nel senso che gli sarebbero restituiti
gli onori dalla “casta militare” alla quale lui ha sempre appartenuto. I militari
cacciarono Mubarak poco più di due anni fa semplicemente per salvare la possibilità
di tornare al potere e ripristinare, appunto, il vecchio ordine. Naturalmente, la
semplice possibilità che Mubarak possa essere liberato stride con il fatto che, poche
ore dopo, sia stata arrestata la guida spirituale dei Fratelli musulmani, cioè l’unico
leader importante ancora a piede libero nel Paese. Naturalmente, questo crea le premesse
di una ripresa di questo giro senza fine dell’instabilità e della rivolta che chiamiamo,
che definiamo ormai la rivolta di Piazza Tahrir.
D. – C’è qualcosa che la
comunità internazionale può fare?
R. – Mah… gli Stati Uniti, l’Europa, la comunità
internazionale … non possono fare nulla! Io credo che l’elemento più importante delle
cosiddette primavere arabe sia proprio quello che i protagonisti di questa
vicenda – sia in Egitto, sia in Siria, sia in Libano sia, nel suo complesso, in Medio
Oriente – non siamo più noi, le vecchie potenze coloniali: sono i protagonisti locali:
sono la Turchia, l’Iran, l’Arabia Saudita, il Qatar, le stesse forze interne dell’Egitto
e di qualsiasi altro Paese. La nostra capacità di incidere è estremamente limitata,
e questo – dobbiamo ricordarcelo – è una buona notizia, perché per anni abbiamo criticato
il colonialismo, il post-colonialismo … Finalmente, si sta realizzando qualcosa di
concreto, cioè: non siamo più in grado di determinare i destini di questi popoli,
lo determinano loro!
D. – Un confronto, questo in Egitto, che si sta svolgendo
nelle piazze, tra militari e il fronte musulmano. Il fronte laico, invece, che non
ha partecipato al confronto politico, ha qualche responsabilità indiretta in questa
situazione?
R. – L’opposizione è un’opposizione molto, molto divisa, difficilmente
unita perché rappresenta moltissime anime che di fatto – a parte l’inizio di Piazza
Tahrir – non hanno mai fatto nulla, non hanno mai inciso veramente sulle vicende di
questi ultimi anni, ma neanche prima e – ne sono convinto – neanche dopo …