Parte il redditometro. L'esperto: rafforzare la tracciabilità dei pagamenti
E' entrato in vigore, in Italia, il nuovo redditometro, che tiene conto di dati più
dettagliati per ricostruire quanto guadagna un cittadino. Il sistema si applica agli
accertamenti relativi ai redditi dichiarati dal 2009 in poi. Il servizio di Alessandro
Guarasci.
Il fisco
affila le armi per scovare gli evasori. Nel 2013 l''Agenzia delle Entrate pensa di
recuperare non meno di 13 miliardi, ma evidentemente non basta. Il nuovo redditometro
sostituisce il vecchio, non più efficace. In pratica saranno presi in considerazione
il reddito dichiarato di un soggetto e le sue spese: se lo scostamento tra queste
due voci supera il 20% allora scattano i controlli e il contribuente è chiamato a
dare giustificazioni. Il commento di Oreste Saccone, dell’associazione "Fisco
Equo":
R. - Il Redditometro rileva solo ai fini dell’imposta diretta, sull’Irpef,
mentre salva l’Iva, l’Irap ed i contributi previdenziali. Questo significa che un
imprenditore che dichiara 30 e guadagna di fatto 100, ha tutto l’interesse qualora
venisse preso con un controllo, ad avere come forma di controllo il Redditometro,
anziché un controllo ordinario di tipo analitico. Il primo strumento di lotta all’evasione
non è il controllo, ma la prevenzione.
D. - Lei intende, in questo caso, la
tracciabilità dei pagamenti?
R. - Sicuramente. Oggi siamo molto indietro. Pensiamo
ai professionisti: un pagamento tracciato, vuol dire che - come per il dipendente
– si oggettivizza il momento dell’operazione economica. Se lo stesso sistema si applicasse
- come sarebbe naturale - per i professionisti e le piccole imprese, avremmo risolto
il problema.