Giornata mondiale aiuti umanitari. Il commissario Ue Georgieva: nessun Paese sia abbandonato
Il 19 agosto 2003 nell’attacco terroristico contro la sede delle Nazioni Unite a Baghdad
perdevano la vita 22 persone, tra di loro anche l’inviato dell’Onu in Iraq, il diplomatico
brasiliano, Sergio Vieira de Mello. Nel decimo anniversario, il Palazzo di Vetro ospiterà
oggi una cerimonia commemorativa. Da allora ogni anno in questa data si celebra la
Giornata mondiale degli aiuti umanitari. Fausta Speranza ha intervistato in
proposito Kristalina Georgieva, Commissario europeo per la cooperazione internazionale,
gli aiuti umanitari e la risposta alle crisi:
R. – Unfortunately
we had seen an increasing... Purtroppo abbiamo visto aumentare la violenza contro
quelle persone che rischiano la loro vita per salvare quella altrui. Negli ultimi
dieci anni, 880 operatori umanitari sono stati uccisi e circa 1.500 sono stati feriti
o rapiti: tre volte di più rispetto al periodo precedente la guerra in Iraq. Questo
perché ci sono state più situazioni di violenza, e questo mi porta a pensare direttamente
alla Siria. In Siria, infatti, è in corso il conflitto più violento nel quale la garanzia
di sicurezza di medici e operatori umanitari è completamente ignorata. Le ambulanze
vengono colpite, gli ospedali bombardati, i convogli che trasportano cibo e medicinali
salvavita vengono bloccati da uomini armati che rubano i kit chirurgici: questo significa
che la gente muore per colpa della violenza esercitata nei riguardi degli operatori
umanitari!
D. – E’ stata in Siria?
R. – I have been numerous times
in the neighbouring Countries... Sono stata numerose volte nei Paesi vicini, dove
ho incontrato i rifugiati siriani. Sono stata, di notte, al confine tra la Giordania
e la Siria e ho visto persone arrivare senza nulla, con i soli vestiti che indossavano,
sui volti il terrore per quello che hanno lasciato alle spalle. Non sono stata in
Siria, perché questo richiede un permesso da parte del governo di Assad. In qualità
di Commissario per le questioni umanitarie do molto valore al principio di neutralità,
imparzialità e indipendenza e questo significa che in ogni conflitto, incluso quello
siriano, non prendiamo posizione: ci preoccupiamo solo del destino della gente, le
cui vite sono a rischio a causa dei combattimenti e della sicurezza degli operatori
umanitari che sono lì per aiutarli. La crisi siriana è forse la peggiore degli ultimi
decenni, con oltre 100 mila morti e 1 milione e 700 mila rifugiati nei Paesi vicini,
ma anche oltre 5 milioni di sfollati all’interno del Paese.
D. – La Siria è
un’emergenza assoluta, è una tragedia, ma ci sono altre aree in crisi da ricordare.
R. – You are so right. I went very recently… Sì, sono stata recentemente nella
Repubblica centrafricana: un Paese di 4 milioni e 600 mila abitanti, tutti colpiti
dal conflitto! Sono stata nella cittadina di Kaga-Bandoro, nel cuore della Repubblica
Centrafricana, con una popolazione di 26 mila persone, dove ho visitato un ospedale.
Nella struttura non c’era assolutamente nulla: né elettricità, né strumenti medici,
né medicinali, né cibo, né materassi. Un uomo in quell’ospedale mi ha chiesto: “Come
mai il mondo ha dimenticato che esistiamo?”. Posso trovare la risposta solo parlando
per conto delle persone del Centrafrica e facendo tutto il possibile per aiutarle.
Noi abbiamo significativamente aumentato l’aiuto umanitario per questo Paese: l’anno
scorso abbiamo procurato 8 milioni di euro e quest’anno forniremo 20 milioni di euro
e forse anche di più. Stiamo lavorando molto duramente per ottenere l’attenzione delle
Nazioni Unite, in modo da fornire una maggiore sicurezza al Paese. Nessun Paese dovrebbe
essere abbandonato, perché l’abbandono significa una sofferenza enorme per i suoi
abitanti, ma significa anche mancanza di sicurezza per i Paesi vicini e per tutto
il mondo.