Grave la situazione in Centrafrica: la testimonianza di padre Roggero
Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha affermato che la crisi nella Repubblica
Centrafricana è una "grave minaccia" per tutta la regione e si è detto "pronto a prendere
in considerazione tutte le possibili opzioni per stabilizzare" il Paese. La dichiarazione
è stata adottata all'unanimità dai 15 Paesi membri. In un recente rapporto, il segretario
generale dell’Onu Ban Ki-moon ha raccomandato sanzioni contro i responsabili della
coalizione Selèka che sta mettendo a ferro e fuoco il Paese. Sulla situazione, Giulia
Cirillo ha intervistato il padre carmelitano Anastasio Roggero, da oltre
40 anni missionario in Centrafrica:
R. - A Bangui
ci sono ancora torture, rese dei conti, perché dieci anni fa c’è stato il colpo di
Stato e sono state uccise molte persone. Ora, è cambiato il governo e quelli che hanno
avuto difficoltà nel 2002, si rivendicano oggi. Ad esempio, ad signore che conosco
molto bene gli hanno ucciso tre fratelli, ma la sua famiglia cosa ha fatto nel 2002?
Quindi le vendette continuano anche se la Chiesa predica la riconciliazione. Però,
la riconciliazione non è facile.
D. - L’Alto commissariato delle Nazioni Unite
ha descritto la situazione nella Repubblica centrafricana come la crisi più dimenticata
del mondo, perché secondo lei?
R . -Ci sono grossi interessi. Sembra che ci
siano i mercanti di diamanti, c’è l’interesse del petrolio e quindi si cerca si obliare
questo Paese anche per queste ragioni. È un Paese che esiste solo sulla carta. Pensi
che in 50 anni di indipendenza, il Paese non è mai stato capace di costruire con i
suoi soldi né una scuola, né un ospedale. Questi poveri centrafricani - che noi amiamo
con tutto il cuore - non reagiscono! Non possono solo aspettare l’aiuto degli altri
e, sfortunatamente, ora, cosa hanno fatto tutti i politici? Si sono messi dalla parte
dei vincitori. Io lavoro da una vita in questo Paese. Sto portando avanti un progetto
enorme a Bangui; un progetto di 130 ettari. Ogni giorno faccio lavorare 150 persone:
voglio rinnovare 20 ettari di foresta e 110 ettari di palme d’olio per creare qualche
cosa. Quindi noi lavoriamo con tanto entusiasmo, ma non vediamo nessun futuro per
questo Paese. Sono procuratore della missione dal 1975: in 40 anni non ho visto nessun
progresso, e il 95 percento della popolazione nei villaggi vive come duemila anni
fa! Hanno un Paese splendido! Poteva essere un paradiso terrestre … c’è la foresta,
hanno le piogge, hanno il sole, non hanno disastri naturali eppure, loro stessi, quando
si parla dicono: “ Il Signore ci ha beneficato troppo”. Loro possono vivere senza
casa, senza vestiti … Hanno tutto, però non riescono ad andare avanti.