Egitto: annullate le manifestazioni in programma, ma partono alcuni cortei nella capitale
e in altre città
In Egitto altissima la tensione per nuovi cortei dei sostenitori dell'ex presidente
Morsi che nel pomeriggio sembravano essere stati annullati. Ed è sfociato in una
violenta sparatoria, a un cinquantina di chilometri dal Cairo, il tentativo attribuito
dal ministero dell'Interno egiziano a un gruppo di Fratelli Musulmani, di liberare
alcune decine di dimostranti appena arrestati. 38 le vittime degli spari, secondo
fonti della polizia. Intanto, mentre il governo propone lo scioglimento per legge
dell'Alleanza dei Fratelli musulmani, è forte la preoccupazione della comunità internazionale,
dalla quale giungono accorati appelli alla pace e una ferma condanna della violenza
di polizia e manifestanti. I particolari da Paola Simonetti:
Sembrava
un primo passo indietro per motivi di sicurezza quando era giunto l'annuncio dell'annullamento
della manifestazione dei Fratelli Musulmani al Cairo davanti alle sede della Corte
costituzionale. Poi la notizia di un corteo comunque partito verso il palazzo della
Corte, la zona è stata blindata. Diversi i cortei in altre città del paese. Poche
ore fa le parole di quello che viene considerato l'uomo forte dell'Egitto, il generale
El-Sissi, che se da un lato ha difeso le misure definite "trasparenti" intraprese
per imporre l'ordine, dall'altro ha evocato la minaccia di "un conflitto religioso"
che rischierebbe di portare il Paese in "un tunnel oscuro" e chiedendo ai sostenitori
dell'ex presidente Morsi di "rivedere le loro posizioni" li ha però avvertiti che
la violenza non piegherà lo Stato. Il governo continua a voler esaminare la possibilità
di sciogliere il movimento dei Fratelli musulmani: "Nessuna riconciliazione -ha ammonito
il primo ministro El Beblawi- con chi ha le mani sporche di sangue". Sul fronte diplomatico
la Unione Europea ha annunciato che rivedrà le sue relazioni con l'Egitto, esortando
tutti alla "massima moderazione", ma sottolineando anche la necessità da parte delle
autorità di rispettare i diritti umani. A fargli eco il segretario generale delle
Nazioni Unite, Ban Ki-moon che ha condannato le violenze di polizia e manifestanti
e invocato una immediata tregua.