Testimonianze al Meeting dei Giovani di Schio: da medico abortista a difensore della
vita nascente
Si sta svolgendo a San Martino di Schio, in provincia di Vicenza, il XXII Meeting
Internazionale dei Giovani. “Tutti tuoi o Maria… stella dell’evangelizzazione”, il
tema dell’iniziativa promossa dal Movimento Mariano Regina dell’Amore come occasione
di riflessione e confronto su questioni attuali alla luce della fede. Tante le testimonianze
proposte improntate sui valori del Vangelo. Tra gli interventi, quello del dott.
Antonio Oriente, medico ginecologo presso l’A.S.L. di Messina e vice presidente
dell’Associazione Italiana Ginecologi Ostetrici Cattolici. Ai giovani racconta il
suo passaggio da medico abortista a difensore della vita nascente. A fargli cambiare
rotta la presa di coscienza che l’aborto non è una forma di aiuto, ma significa dare
la morte a un figlio donato da Dio. Ascoltiamo il dott. Oriente nell’intervista di
Adriana Masotti:
R. – Quando
pratichi l’aborto ti rendi conto che in effetti stai uccidendo un bambino, un bambino
dei tuoi amici, dei tuoi pazienti, comunque un bambino. E stai uccidendo, indirettamente,
anche il tuo bambino. E questo bambino, nel tempo, assume sempre più significato,
ha un peso sempre maggiore nella tua vita: personale e professionale. Prima pensavi:
la scienza, qualcosa, ha creato questo organismo, ora pensi invece che un Padre eterno,
buono e misericordioso, l’ha creato come un tesoro, un tesoro da custodire e da apprezzare.
E ti rendi conto che in effetti, nella ragazza che viene da te a chiedere l’aborto,
c’è tanta sofferenza! Poco fa sono stato chiamato da una ragazza che non poteva venire
in consultorio, e sono andata io a trovarla a casa. Voleva abortire. Voleva abortire
perché papà e mamma non volevano questo bambino, perché il ragazzo, minacciando di
lasciarla, quasi le ha imposto di uccidere questo bambino. Ecco: mi ha chiamato quasi
con l’ estremo desiderio – e si sentiva dalle sue parole – che io la convincessi,
invece, di tenerlo, di accompagnarla. E io le ho detto: “Io ci sarò, accanto a te”.
E così forse, a Dio piacendo, ho convinto anche questa ragazza a tenere il bambino.
Certo, avrà dei problemi, però questa ragazza non si sentirà sola in questa sua scelta
difficile. L’ho detto a questa ragazza: nelle cose che accadono c’è sempre un significato,
non buttare via tuo figlio, perché è tuo figlio, e se tu anche non lo volessi,
porta avanti la tua gravidanza …
D. – Ecco, questo è il suo impegno personale.
Ma secondo lei, potrebbero anche lo Stato, la società, aiutare di più le donne a fare
più facilmente la scelta di tenere il figlio che aspettano, anche in un contesto difficile?
R.
– Io oserei dire: dovrebbe. Lo Stato dovrebbe finanziare le famiglie. Un welfare,
una politica a favore delle famiglie, una politica a favore della nazione Italia,
del suo futuro … Di questo non ce ne siamo resi conto! Io le posso dire che l’aborto
fa male alla donna, fa male alla salute della donna! Per esempio, si incrementano
del 30 per cento i casi di tumore alla mammella; è stato scoperto che aumentano i
casi di infertilità, si incrementano i casi di patologie psichiatriche, psichiche
… Ormai è documentato! Dobbiamo fare tanti sacrifici, ma ci siamo intestati questa
battaglia, insieme all’Associazione della quale io mi onoro di essere vicepresidente
nazionale: di portare alla luce la verità in campo scientifico, che non fa a pugni
con la verità etica e morale, chiaramente. E quante, quante grazie abbiamo visto e
vedo quotidianamente! L’altro giorno sono andato in un paese della mia zona: una mamma
mi solleva un figlio. “Dottor Oriente, questo è suo figlio!”, mi ha detto.
“Questo è un bambino del dott. Oriente, perché lui si è intestato questa battaglia
in favore di mio figlio, in favore mio e io non lo potrò mai ringraziare abbastanza!”
D.
– Molti, riguardo all’obiezione di coscienza, dicono che è una scelta non giusta perché
è un rifiuto a rispettare un diritto della donna: la donna che, se vuole abortire,
non trova il medico che le permette di realizzare questa scelta. Che cosa dire, su
questo?
R. – Assolutamente no. Intanto, non c’è un diritto all’aborto; c’è
una volontà della donna di interrompere la propria gravidanza. Nondimeno, io dico:
non è vero nulla. Noi diamo delle indicazioni, nel pubblico, e diciamo: “Guarda, io
sono disponibile, puoi parlare”, e così via. Se però la donna decide di rifiutare
questa vita, noi le diamo uno schema con i luoghi ai quali si può rivolgere per ottenere
il certificato e per eseguire questo aborto. E’ un falso problema, dunque. E a parte
questo: la mia esperienza è che ad un certo punto la mia coscienza ha urlato, nel
mio intimo, e quando facevo gli aborti mi ha detto: “Ma che stai facendo?”, “ma che
medico sei, tu?”. Quindi, una coscienza che obietta a noi stessi e che poi si tramuta,
all’esterno, in scelte a favore della donna, a favore della salute della donna.