Disabilità e lavoro: un progetto dell’Anmil per dare dignità ai più deboli
Il lavoro come spazio per realizzarsi e acquistare più fiducia in se stessi. Sono
questi alcuni degli obiettivi del progetto finalizzato all’inserimento lavorativo
delle persone con disabilità, promosso dall’Anmil, l’associazione nazionale lavoratori
mutilati e invalidi. Maria Cristina Montagnaro ne ha parlato con Claudio
Messori, direttore agenzia per il lavoro Anmil Milano:
R. – Il progetto
D.A.L. è un progetto che ha cercato di analizzare al meglio quello che poteva essere
un contributo per l’inserimento dei soggetti più deboli: persone svantaggiate, con
problematiche legate ad una disabilità mista, il più delle volte, con una connotazione
di debolezza. Abbiamo visto la situazione di una ventina di persone e su queste persone
abbiamo individuato quattro persone, quelle più a rischio. Il progetto prevede un
percorso di tirocinio formativo, finalizzato all’occupazione.
D. – Che cosa
si può fare per far rispettare la legge 68 del ’99, che sancisce l’obbligo di assunzione
di persone con disabilità nelle aziende con più di 15 dipendenti?
R. – E’ una
delle leggi più avanzate, a livello internazionale: in molti ce la invidiano. Peccato
che poi il rispetto della legge non sia una conseguenza: tutte le aziende cercano,
in una maniera o nell’altra, di evadere questa norma. Ci dovrebbero essere più controlli
da parte dei servizi ispettivi, ci dovrebbe essere un raccordo di rete con tutti gli
enti preposti per arrivare poi agli enti accreditati, che seguono questi percorsi
e, soprattutto, si dovrebbe andare a segnalare nel caso in cui un datore di lavoro,
sia pubblico che privato, non ottemperi alla norma.
D. – Quali sono le difficoltà
più frequenti che le persone diversamente abili si trovano ad affrontare sul lavoro?
R.
– Sono quelle di non accettazione, per cui vengono stigmatizzate. Di fatto non c’è
la diretta accoglienza, non solo da parte dei datori di lavoro, ma molte volte anche
da parte dei colleghi di lavoro stessi. Bisognerebbe quindi cercare di attivare una
maggiore sensibilizzazione, una maggiore disponibilità, perché con l’inserimento di
una persona disabile in azienda, si valorizzano non solo le capacità delle persone,
ma anche il lavoro del gruppo, dei colleghi.