India. Dedicata alla "Pacem in terris" la 30.ma edizione della Domenica della giustizia
È dedicata alla Pacem in terris, l’Enciclica firmata da Giovanni XXIII proprio cinquant’anni
fa, l’iniziativa Justice Sunday (Domenica della giustizia), organizzata dalla Commissione
Giustizia, pace e sviluppo della Conferenza episcopale indiana. La giornata, giunta
quest’anno alla 30.ma edizione, viene celebrata ogni anno nella domenica successiva
al 15 agosto, festa dell’indipendenza del Paese, e quindi l’edizione 2013 si terrà
questo 18 agosto. Incentrata, nello specifico, sul tema “Pace in terra secondo giustizia”
– spiegano i vescovi in un messaggio a firma di mons. Yvon Ambroise, presidente della
Commissione – la Justice Sunday vuole essere per i fedeli un invito a pensare ad un
“nuovo ordine mondiale basato sui pilastri di verità, giustizia, amore e libertà”,
ed ispirato a quella “cultura della pace” raccomandata dalla Pacem in terris. “La
‘ricetta’ della pace contenuta nell’Enciclica – continuano i presuli – è molto semplice:
riconoscimento della dignità umana, rispetto dei diritti di ogni persona in tutte
le relazioni umane (…), dialogo come strumento di soluzione dei conflitti, preoccupazione
per i massacri e le distruzioni provocate dalla guerra”. E ancora: la Chiesa indiana
sottolinea come la Pacem in terris invochi la fine della corsa agli armamenti, un
appello che “ha un significato ed una rilevanza speciale nel contesto indiano, poiché
l’India, essendo tra i principali Paesi importatori di armi nel mondo, è una delle
24 nazioni che si è recentemente astenuta dal firmare il Trattato Onu sul commercio
delle armi”. Approvato lo scorso aprile e sottoscritto, fino ad ora, da circa 70 Paesi,
tale accordo punta alla trasparenza della compravendita degli armamenti, chiede di
rifiutarne il commercio nei Paesi a rischio e di non rompere gli embarghi stabiliti
dalle Nazioni Unite. Poi, la nota dei vescovi ricorda che, come stabilito dalla Conferenza
episcopale nel gennaio dell’83, al momento dell’indizione della Justice Sunday, lo
scopo dell’iniziativa è quello di “sensibilizzare individui e istituzioni alla realtà
della società e rispondere alle richieste di giustizia”. Tutto, naturalmente, nell’ottica
del cristianesimo, secondo il quale “i fedeli sono obbligati alla promozione della
giustizia sociale” (Codice Diritto Canonico n. 222, 2). “L’unica via alla pace è il
perdono – si legge ancora nel messaggio episcopale – Accettare ed offrire il perdono
interrompe la spirale di violenza e vendetta; amare chi ci offende disarma l’avversario
e trasforma il campo di battaglia in un luogo di cooperazione”. Ma attenzione, sottolinea
la Chiesa indiana, “la pace non è solo un luogo silenzioso, privo di problemi: la
pace è ciò che ci permette di mantenere la calma nei nostri cuori anche nei momenti
difficili”. I vescovi del Paese asiatico si dicono quindi preoccupati per l’attuale
situazione sociale in cui la politica e l’economia emarginano i poveri, la tutela
dell’ambiente è carente, lo stile di vita predominante è quello che considera le persone
come meri consumatori e si verificano casi di violenza domestica e violazioni di diritti
umani. In questo contesto, ricordando anche l’esempio di Madre Teresa di Calcutta,
la Conferenza episcopale indiana ribadisce che compito dei cristiani è “parlare liberamente
di argomenti che il governo o altri politici potrebbero trovare sgradevoli, così da
esortarli all’azione concreta”. Di qui, l’appello a far sì che la Justice Sunday sia
l’occasione per ribadire “il riconoscimento, il rispetto, la salvaguardia e la promozione
dei diritti umani, per costruire la pace in terra secondo giustizia”. Insieme al suo
messaggio, la Chiesa indiana distribuisce anche alcuni suggerimenti per le omelie
e le preghiere dei fedeli da recitare durante le Messe di domenica prossima, incluso
un breve ‘decalogo’ che esorta, tra l’altro, ad evitare gesti di esclusione ed etnocentrismo,
a rinunciare alla corruzione e ad essere “architetti della pace e della riconciliazione”.
(A cura di Isabella Piro)