Egitto. Spari dell'esercito sui dimostranti. Decine di morti. Islamisti bruciano due
chiese
In Egitto divampa la violenza. Nel venerdì della collera indetto dai Fratelli Musulmani,
l’esercito spara in strada sui manifestanti. Circa 50 i morti negli scontri a piazza
Ramses, nel centro del Cairo, 10 i dimostranti pro-Morsi uccisi vicino alle sedi
delle ambasciate di Usa e Gran Bretagna. I Fratelli Musulmani minacciano vendetta
contro il governo definito “golpista”, mentre l’Esercito denuncia un complotto di
Al Qaeda. Preoccupazione per i cristiani: distrutte altre due chiese. A rischio anche
le località turistiche. La comunità internazionale segue con apprensione l’evolversi
dei fatti. Paolo Ondarza:
Il rumore degli
spari anche dal cielo attraverso gli elicotteri e le urla delle gente, il fumo tra
i palazzi e la corsa disperata dei soccorsi. Quello che i Fratelli Musulmani avevano
annunciato come venerdì della collera è degenerato come ci si aspettava in un bagno
di sangue. Le forze dell’ordine hanno aperto il fuoco sui dimostranti al Cairo, Giza,
Tanta, Damietta, Hurgada e altre città del Paese. Strage a piazza Ramses nella capitale
dove si contano decine di morti. Secondo l’esercito bandiere di Al Qaeda sventolano
tra i manifestanti. “Stiamo lottando contro "un complotto maligno degli islamisti",
denunciano i militari. L’ambasciatore egiziano a Roma aggiunge che lo sgombero delle
piazze è stato necessario vista la presenza negli accampamenti dei sostenitori dell’ex
presidente Morsi di immensi arsenali di armi e fosse comuni per persone decedute
da decine di giorni dopo essere state torturate". Totalmente diversa la versione fornita
dai Fratelli Musulmani che giurano vendetta contro il governo definito golpista e
assassino. A rischio ci sono anche le località turistiche del mar Rosso dove al momento
sono presenti circa 19mila italiani, a loro è giunta la raccomandazione di restare
nei resort. “E’ stato passato ogni limite, stop alle violenze, si torni al dialogo”
l’appello del premier italiano Letta e del presidente francese Hollande. Quest’ultimo
ha discusso della situazione anche con il premier britannico Cameron e con la cancelliera
tedesca Merkel, secondo la quale è bene che l’Ue riveda le sue relazioni con l’Egitto.
E se, in attesa del vertice dell’Unione di lunedì, l’Alto rappresentante europeo
Asthon indica come principale responsabile delle violenze il governo ad interim, l’Arabia
Saudita attraverso re Abdullah esprime sostegno all’esecutivo invitando tutti i paesi
arabi a condannare i manifestanti definiti “terroristi”. Intanto cresce la paura
per la comunità cristiana: i manifestanti pro-Morsi hanno assediato e dato alle fiamme
altre due chiese nel governatorato di Minya, roccaforte dei Fratelli musulmani,
facendo salire ad oltre 40 il numero degli edifici di culto di diverse confessioni
distrutti, senza contare i danni subiti da negozi ed edifici appartenenti a cristiani.
Dura condanna di questi attacchi è giunta dall'imam della moschea di Al Azhar, "il
più importante centro teologico sunnita".