"Emergenza uomo", tema del 34.mo Meeting di Rimini: la riflessione di Giorgio Vittadini
La 34.ma edizione del Meeting per l’amicizia fra i popoli prenderà il via a Rimini
questa domenica. Dibattiti, tavole rotonde, spettacoli animeranno la kermesse organizzata
da Comunione e Liberazione. Il tema di quest’anno è “Emergenza uomo”, proprio su questo
argomento si sofferma - al microfono di Luca Collodi - Giorgio Vittadini,
presidente della Fondazione per la sussidiarietà:
R. – L’idea
di uomo come essere razionale in cui l’affezione, come ci ha insegnato don Giussani,
è messa a fuoco da questa ragione, mentre si vede una disgregazione di questa capacità
della ragione, un’incapacità a vivere la vita quotidiana, la famiglia, gli affetti,
una difficoltà di stare di fronte al lavoro, di fronte alla crisi … E quindi tutto
il resto di cui si parla – l’economia, la politica – e che si mette di solito al centro,
è assolutamente inutile, perché se non c’è il soggetto che può portare le cose, non
si esiste.
D. – Questa crisi è una crisi antropologica?
R. – Per due-tre
secoli si è pensato che l’uomo religioso potesse essere sostituito dall’uomo economico,
dall’uomo politico, l’uomo basato sull’egoismo, l’uomo di Hobbes o di Smith. La crisi
finanziaria, la crisi dei debiti sovrani, la crisi degli Stati ha fatto sì che non
ci sia un nuovo ordine che sostituisca quello precedente. E allora si vede cosa vuol
dire aver fatto fuori la dimensione religiosa dell’uomo: oltre non c’è un altro sistema
laico, oltre c’è il nulla, c’è il nichilismo, c’è l’incapacità di educare, c’è l’incapacità
di vivere.
D. – Tra i temi del Meeting di Rimini di quest’anno c’è “L’Europa”
…
R. – L’Europa è l’alternativa a quei nazionalismi che hanno costruito quest’uomo
individualista ed egoista; l’Europa è quello che ci ha concesso 60 anni di pace; quindi,
l’Europa delle radici cristiane di Giovanni Paolo II e quindi la dimensione in cui
questo uomo religioso può riprendere. Certo, non qualunque Europa: non l’Europa degli
Stati che si fanno la guerra in termini di guerra economica, ma l’Europa della solidarietà,
l’Europa in cui questo uomo che supera gli egoismi nazionalistici, viene ripreso secondo
quella grande cultura e tradizione che la Chiesa, innanzitutto, ha promosso.