Nota del Quirinale sul caso Berlusconi. Marco Tarquinio: "Ineccepibile"
Prosegue in Italia il dibattito sulla nota del Quirinale sul caso Berlusconi: letture
diversificate vengono date dai diversi schieramenti politici, ma complessivamente
il pronunciamento viene accolto con grande rispetto. Il presidente Napolitano invita
a prendere atto della sentenza Mediaset e chiarisce di non aver ricevuto alcuna richiesta
di grazia che, se presentata, sarà valutata. Prioritario per il capo dello Stato è
il sostegno al governo, perché – spiega – una crisi porterebbe solo incertezza e instabilità,
impedendo la ripresa. “Ineccepibile”, commenta in un’editoriale il direttore di Avvenire
Marco Tarquinio. Paolo Ondarza lo ha intervistato:
R. – Mi pare
che ci siano le risposte attese su tutti i principali punti che erano stati sollevati
nel dibattito politico, dopo la condanna definitiva di Silvio Berlusconi: c’è la risposta
sulla questione politica principale, la necessità di quella che io chiamo la tenuta
dinamica dell’attuale quadro straordinario di governo, che è il quadro necessario
e utile perché l’Italia riesca a prendere la via d’uscita dalla lunga crisi nella
quale siamo immersi e, al tempo stesso, portare a compimento finalmente, dopo la inconcludente
e desolante – per tanti aspetti – navigazione della seconda Repubblica, la transizione
che si aprì nel 1993-94 ... siamo ancora lì, 20 anni dopo … E questo è un punto che
oggi, in una situazione straordinaria di governo di larghe intese, va assolutamente
affrontato e risolto.
D. – Chi si attendeva un ‘sì’ o un ‘no’ alla grazia di
Berlusconi è rimasto deluso: Napolitano chiarisce di non aver ricevuto domande nel
merito che, se arriveranno, saranno valutate …
R. – Mi sarei stupito se fosse
arrivata una risposta che contenesse un ‘sì’ o un ‘no’ preventivo a qualcosa che non
è stata ancora modulata e verificata secondo ciò che la legge prevede. La grazia va
richiesta da persone ben individuate – secondo la legge italiana – e non possono essere
degli estemporanei esternatori a proporla. Altro punto sono le risposte assolutamente
puntuali su ciò che tocca a tutti, compreso il leader politico Silvio Berlusconi che
è stato condannato, nei confronti del rispetto della legge e delle dinamiche di una
democrazia matura, come è la nostra.
D. – Soprattutto, il capo dello Stato
stigmatizza l’eventualità di una crisi politica, lo scioglimento delle Camere che,
dice, porterebbe solo incertezza e instabilità, impedendo la ripresa: altro richiamo
alla responsabilità …
R. – Sì: il grande problema del momento. Otto italiani
su dieci mettono al primo punto delle proprie attese, delle proprie preoccupazioni
la questione del lavoro e della stabilità per la propria famiglia. Credo che questo
dica moltissimo, perché un Paese che non è governato, che non è in grado di governarsi
in modo stabile ed efficace nel rispetto di tutti i poteri – dell’esecutivo, del legislativo,
della magistratura – e al tempo stesso non guarda ai problemi veri del popolo vero
che lo abita, è un Paese destinato a continuare sulla strada del declino. O usciamo
da questa spirale, o è un disastro.
D. – La politica saprà rispondere a questa
nota nel giusto modo?
R. – Mi pare che all’interno del dibattito, pur con delle
punte aspre che ci sono nei diversi partiti principali al governo – lo ricordiamo:
sono il Pd, il Pdl e Scelta Civica – che il tono sia molto responsabile, nel complesso.
Io non mi faccio grandi illusioni: so che è una questione complicata, quella che c’è
da affrontare; ma non farsi illusioni non vuol dire non avere speranze concrete e
non sapere quale sia la rotta che bisogna riuscire a mantenere in questo momento.
Spero che questa classe politica sia all’altezza dei doveri che incombono su di essa.
D.
– Il governo Letta può durare per far proseguire la ripresa?
R. – Credo che
debba durare e debba saper fare con grande intensità. Pochi giorni fa, questa formula
è stata utilizzata in occasione di San Lorenzo dal cardinale arcivescovo di Genova
e presidente della Cei, Angelo Bagnasco: “Fare, fare bene e fare adesso”, per ridare
fiducia alle imprese che stanno andando a gambe all’aria in queste settimane: proprio
a Genova, sono andate chiudendo 10 attività al giorno, e questo è un segnale d’allarme
che va contrastato con un’azione di governo degna.