Mongolia: le Missionarie della Consolata compiono 10 anni di impegno
Compiono dieci anni le Missionarie della Consolata in Mongolia, una realtà povera
in cui oltre il 20% delle persone vive con poco più di un dollaro al giorno. Una di
loro, suor Sanda Garay, di origini argentine, racconta ad AsiaNews come “le persone
qui in modo naturale sono alla ricerca di Dio e del significato della loro vita”.
“Il cammino di evangelizzazione è partito da zero”, dice suor Garay, e “oggi si assiste
a un nuovo inizio della pastorale”. La Mongolia, a lungo Paese satellite dell’ex Unione
Sovietica, è un Paese difficile da evangelizzare, per storia e difficoltà climatiche.
“Ovviamente, provenendo da una cultura, un clima, un paesaggio e una lingua diversa
all’inizio è stata molto dura”, ha detto suor Garay, “ma in quanto missionaria, è
Dio che guida e mi aiuta nel percorso di adattamento”. Secondo le ultime stime i cristiani
in Mongolia sono pochi e rappresentano il 2% della popolazione, che nel maggior parte
dei casi è buddhista o atea. I cattolici sono circa 900, ma hanno creato negli ultimi
vent’anni centri di accoglienza per orfani, diseredati ed anziani, cliniche mediche
e diverse scuole e istituti tecnici. Nella capitale, Ulan Bator, ci sono sei parrocchie
e in tutta la Mongolia i missionari sono 81, di 22 nazionalità diverse. I primi due
seminaristi autoctoni si stanno preparando a Daejon, nella Corea del Sud. (M.R.)