Egitto. Lacrimogeni sui dimostranti pro-Morsi. Fratelli Musulmani pronti a negoziare
In Egitto i Fratelli Musulmani hanno annunciato la loro disponibilità condizionata
a partecipare ai colloqui per mettere fine alla crisi politica. Rinviato inoltre da
parte dell’esercito lo sgombero dei sit-in dei sostenitori dell’ex presidente Morsi.
Ciononostante neanche oggi sono mancati i disordini. La polizia ha disperso con gas
lacrimogeni dimostranti islamisti in un quartiere centrale del Cairo. Il servizio
è di Paolo Ondarza:
E’ attraverso
l’uso di gas lacrimogeni che la polizia egiziana ha disperso gli scontri avvenuti
oggi in un quartiere centrale del Cairo tra residenti e sostenitori dell’ex presidente
Mohamed Morsi. I disordini erano iniziati – secondo quanto riferito da funzionari
della sicurezza - dopo che un gruppo di giovani ha cominciato a lanciare pietre e
bottiglie contro un corteo di manifestanti dei Fratelli Musulmani che stanziava davanti
alla sede del ministero degli Affari religiosi in segno di protesta contro il prolungamento
di 15 giorni – deciso ieri - degli arresti del loro leader Morsi. Nonostante ciò proprio
oggi segnali di distensione sono giunti dalla Fratellanza che si è detta disponibile
a colloqui a patto che siano condotti nei giusti termini. Un portavoce degli islamisti
ha spiegato che dovranno basarsi sul “ripristino della legittimità costituzionale”
e che sarà accettata la mediazione offerta dalla grande moschea di al-Azhar, la più
importante istituzione teologica musulmana sunnita.
Intanto, mentre sono stati
nominati i nuovi governatori provinciali, il fronte della protesta si è spaccato.
Il partito dei salafiti, al-Nour, infatti ha dichiarato di non opporsi più ad una
riforma della Costituzione. Su questo punto, Davide Maggiore ha chiesto un
commento a Stefano Torelli, ricercatore dell’Istituto per gli Studi di Politica
Internazionale:
R. - La risposta
più facile sarebbe quella che si tratta di una mossa tattica, perché, comunque, già
nel corso di questa crisi, la componente salafita ha dato prova più di una volta di
agire in maniera abbastanza opportunistica e di passare da un fronte all’altro della
politica egiziana. Sicuramente, in questo momento i salafiti ritengono che possa essere
funzionale alla loro causa il fatto di appoggiare - seppur con alcune obiezioni -
questo processo di scrittura della costituzione. Però, non è detto che alla fine poi
i salafiti non si tirino indietro qualora dovessero emergere dei nuovi ostacoli, come
già del resto è accaduto qualche settimana fa.
D. - Quindi non possiamo automaticamente
considerare questa mossa come un segnale di maggiore stabilità per le autorità transitorie?
R.
- Per il momento si, però non penso si possa trattare di un cambiamento definitivo
che porti poi ad una stabilità strutturale del Paese. Per poter riportare l’ordine
nel Paese la componente da coinvolgere nel dialogo è soprattutto quella della Fratellanza
musulmana. I salafiti, in questo momento, stanno giocando un ruolo un po’ ambiguo.
A loro conviene staccarsi in parte dalla Fratellanza musulmana per creare una differenziazione
all’interno del mondo dell’islam politico e poter essere considerati una parte - nonostante
tutto - moderata. Ds’altro canto però, questa può essere anche una mossa volta - appunto
- a conquistare magari più sostegno, però poi non per forza potrà essere mantenuta.
La vera componente da coinvolgere - ripeto - dovrebbe proprio essere quella della
fratellanza musulmana.
D. - L’altro annuncio importante che arrivato è quello
sulla nomina dei governatori delle province; 20 dovrebbero essere nuovi …
R.
- Questa è proprio la prova di come l’attuale governo stia un po’ smantellando il
sistema che era sorto l’anno scorso. Dobbiamo ricordare che il governo ha ribadito
che Morsi resta in custodia cautelare. Con questa situazione, la posizione della fratellanza
si è ormai polarizzata al punto tale che difficilmente arriverà a dialogare con chi,
ai suoi occhi, ha deposto il loro presidente eletto.
D. - Quali sono adesso
le prospettive dei Fratelli musulmani?
R. - Soprattutto alla luce del momentaneo
coinvolgimento dei salafiti nel dialogo, loro sembrerebbero del tutto esclusi dal
gioco politico. Adesso, si dovrà vedere come evolverà la situazione e se la Fratellanza
accetterà di rimanere ai margini, cosa che per il momento non sta accettando. Rimanendo
fuori, sicuramente continuerà a rivendicare un ruolo: fino a che gli verrà negato
creerà disordine nel Paese.